Rosso colore

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ROSSO Caro amico, la mia lettera ti giunge da lontano, dal paese dove sono a lavorare, dove son stato cacciato da un governo spaventoso che non mi forniva i mezzi per campare. Ho passato la frontiera con un peso in fondo al cuore e una voglia prepotente di tornare, di tornare nel paese dove son venuto al mondo, dove lascio tante cose da cambiare; E mi son venute in mente le avventure del passato, tante donne, tanti uomini e bambini, e le lotte che ho vissuto per il posto di lavoro, i sorrisi degli amici e dei vicini; E mi sono ricordato quando giovani e felici andavamo lungo il fiume per nuotare e Marino il pensionato ci parlava con pazienza, aiutandoci e insegnandoci a pescare. Caro amico, mi è venuto di pensare com'è grande questo popolo che lascio al mio paese, che mi ha fatto e mi ha nutrito col suo amore smisurato così solido, bellissimo, cortese; quella volta che Riccardo ci portò da suo cugino ed Achille si trovò la fidanzata, e Riccardo confessò d'aver tramato insieme a lei che la cosa era tutta combinata; ed il padre di Giovanni, che faceva il contadino, ci insegnò la mietitura del frumento, ci parlò delle sue bestie e della gioia del raccolto nella pioggia, il sole ed infine il vento; e la gioia prepotente delle feste di paese, festival dell'abbondanza dell'amore, dove il popolo festeggia le bellezze della vita, dove il cuore si riempie di calore. ROSSO COLORE Caro amico, ti ricordi quando andavo a lavorare e pensavo di potermi già sposare, e Marisa risparmiava per comprarsi il suo corredo e mia madre l'aiutava a preparare; ed invece di sposarci tra gli amici ed i parenti, l'ho sposata l'anno dopo per procura, perché chiusero la fabbrica e mi tolsero il lavoro e ci resero la vita molto dura. Noi ci unimmo e poi scendemmo per le strade per lottare, per respingere l'attacco del padrone; arrivati da lontano, poliziotti e celerini caricarono le donne col bastone; respingemmo i loro attacchi con la forza popolare ma, convinti da corrotti delegati, ci facemmo intrappolare da discorsi vuoti e falsi, e da quelli che eran stati comperati. E mi viene da pensare che la lotta col padrone è una lotta tra l'amore e l'egoismo; è una lotta con il ricco, che non ama che i suoi soldi, ed il popolo che vuole l'altruismo; e non contan le parole che si possono inventare, se ti guardi intorno scopri il loro giuoco: con la bocca ti raccontano che vogliono il tuo bene, con le mani ti regalan ferro e fuoco. ROSSO COLORE DELL'AMORE Caro amico, per favore, tu salutami gli amici ed il popolo che è tutta la mia gente, sono loro il vero cuore che mi preme ricordare, che rimpiango e che mi ha amato veramente. Verrà un giorno nel futuro che potremo ritornare e staremo finalmente al nostro posto, finiremo di patire, non dovremo più emigrare perché un tale ce lo impone ad ogni costo; e salutami tua madre, dà un abbraccio a tua sorella, chissà come sarà grande e signorina; e lo so, sarà bellissima come son le nostre donne, sanno vivere con forza che trascina; ma - le hai mai guardate bene? - ti sorridono col cuore, negli sguardi non nascondono timore, dove sono però uniche è sul posto di lavoro, son con gli uomini e si battono con loro; e spartiscono le gioie, i doveri e le fatiche, non si mettono da un lato ad aspettare; e deve essere pesante di trovarsele nemiche quando partono decise per lottare. Ti ricordi di Marisa quando mi ero innamorato e non mi veniva forza di parlare, ed invece ci trovammo nel corteo del Primo Maggio e fu lì che mi riuscì di cominciare. Ho pensato tante volte che c'è un senso a tutto questo, quest'amore non ci cade giù dal cielo; ma parlando della vita e pensando al mio paese, mi è sembrato come fosse tolto un velo, e mi pare di sapere, finalmente di capire, nella vita ogni cosa ha un suo colore, e l'azzurro sta nel cielo, ed il verde sta nei prati, ed il rosso è il colore dell'amore, e l'azzurro sta nel cielo, ed il verde sta nei prati, ed il rosso è il colore dell'amore. ROSSO COLORE (versione del 1977) Caro amico, la mia lettera ti giunge da lontano, dal paese dove sono a lavorare, dove son stato cacciato da un governo spaventoso che non mi forniva i mezzi per campare. Ho passato la frontiera con un peso in fondo al cuore e una voglia prepotente di tornare, di tornare nel paese dove son venuto al mondo, dove lascio tante cose da cambiare; e mi son venute in mente le avventure del passato, tante donne, tanti uomini e bambini, e le lotte che ho vissuto per il posto di lavoro, i sorrisi degli amici e dei vicini; e mi sono ricordato quando giovani e felici andavamo lungo il fiume per nuotare, e Marino il pensionato ci parlava con pazienza, aiutandoci e insegnandoci a pescare. Caro amico, ti ricordi quando andavo a lavorare, e pensavo di potermi già sposare, e Marisa risparmiava per comprarsi il suo corredo, e mia madre l'aiutava a preparare; ed invece di sposarci tra gli amici ed i parenti, l'ho sposata l'anno dopo per procura, perché chiusero la fabbrica e ci tolsero il lavoro e ci resero la vita molto dura. Noi ci unimmo e poi scendemmo per le strade per lottare, per respingere l'attacco del padrone; arrivati da lontano, poliziotti e celerini caricarono le donne col bastone; respingemmo i loro attacchi con la forza popolare ma, convinti da corrotti delegati, ci facemmo intrappolare da discorsi vuoti e falsi, e da quelli che eran stati comperati. E mi viene da pensare che la lotta col padrone è una lotta tra l'amore e l'egoismo, è una lotta con il ricco, che non ama che i suoi soldi, ed il popolo che vuole l'altruismo; e non contan le parole che si possono inventare, se ti guardi intorno scopri il loro giuoco: con la bocca ti raccontano che vogliono il tuo bene, con le mani ti regalan ferro e fuoco. Caro amico, per favore, tu salutami gli amici ed il popolo che è tutta la mia gente, sono loro il vero cuore che mi preme ricordare, che rimpiango e che mi ha amato veramente. Verrà un giorno nel futuro che potremo ritornare e staremo finalmente al nostro posto, finiremo di patire, non dovremo più emigrare perché un tale ce lo impone ad ogni costo; e salutami tua madre, dai un abbraccio a tua sorella, chissà come sarà grande e signorina; e lo so, sarà bellissima come son le nostre donne, sanno vivere con forza che trascina; ma le hai mai guardate bene? - ti sorridono col cuore, negli sguardi non nascondono timore; dove sono però uniche è sul posto di lavoro, son con gli uomini e si battono con loro. Ho pensato tante volte che c'è un senso a tutto questo, quest'amore non ci cade giù dal cielo; ma parlando della vita e pensando al mio paese, mi è sembrato come fosse tolto un velo, e mi pare di sapere, finalmente di capire, nella vita ogni cosa ha un suo colore, e l'azzurro sta nel cielo, ed il verde sta nei prati, ed il rosso è il colore dell'amore, e l'azzurro sta nel cielo, ed il verde sta nei prati, ed il rosso è il colore dell'amore, e l'azzurro sta nel cielo, ed il verde sta nei prati, ed il rosso è il colore dell'amore...
Informazioni

La canzone era in origine divisa in tre parti distinte (Rosso, Rosso colore e Rosso colore dell'amore) inizialmente incluse nell'album d'esordio del cantautore emiliano, uscito nel 1974 come supplemento al n° 5 di Mezzo cielo, rivista del movimento politico Lega delle donne comuniste, collegato al gruppo (PCIml - Servire il Popolo) di cui Bertoli all'epoca faceva parte e che pubblicava alcuni dischi di musica militante come allegati alla rivista. L'autore, che viene qui (come negli altri primi dischi fino a A muso duro) chiamato "Angelo Bertoli", si avvalse della collaborazione dei musicisti del Canzoniere Nazionale del Vento Rosso. I tre pezzi furono successivamente uniti per diventare un brano (firmato Bertoli - Borghi) inserito in Il centro del fiume, del 1977. Anche se non accreditata, la voce che si sente duettare con Bertoli nella versione del '77 è di Caterina Caselli, all'epoca sua produttrice discografica. La canzone venne reincisa, con un nuovo arrangiamento, nel 1995 per la raccolta Una voce tra due fuochi.

Fonte

Domenico Mangiardi, Pierangelo Bertoli. Un emiliano tragico non è un vero emiliano, Giunti Editore, Firenze, 2006

Mario Bonanno, Rosso è il colore dell'amore. Intorno alle canzoni di Pierangelo Bertoli, Stampa Alternativa, 2012

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