La storia cantata: Zurigo, omicidio xenofobo di Alfredo Zardini
(20 Marzo 1971)
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O cara moglie, miei cari figlioli,
mi piange il cuore dovervi lasciare
vado in Svizzera lavoro a cercare
pere dare a voi un migliore doman.
Non piangere cara, è questione di giorni,
da Zurigo Alfredo scriveva
mentre casa ogni giorno cercava
per i suoi cari avere con sé.
Ed ogni sera stringeva al suo petto
della moglie e dei figli il ritratto
per trovare la forza e il coraggio
di sopportare gli insulti stranier.
E siete zingari, voialtri italiani,
sentiva dirsi da gente straniera,
siete randagi in cerca di pane!
Venne trattato come un cane.
Ed una sera in un bar di Zurigo
contro di Alfredo la furia razzista
si scatenò con violenza mai vista
e fino a sangue pestato ne fu.
E in abbandono lasciato morire
da quei vili e crudeli assassini
che disonorano i cittadini
e i sentimenti dell'umanità!
Ed ora Attilio in Italia è tornato
dentro una bara col biglietto pagato
da quel governo che lo ha insultato
maltrattato e fatto ammazzar.
Le tradizioni tu, Svizzera, offendi
della onesta e laboriosa gente,
perciò tu piangi. Vergognati! Ripara!
Sennò domani prepara la tua bara!
C'è ogni giorno un treno alla stazione
che per l'inferno ha la destinazione
dell'emigrante questa è la sorte:
va in cerca di lavoro e trova la morte.
Informazioni
Alfredo Zardini (Cortina d'Ampezzo, 1931 – Zurigo, 20 marzo 1971) era un lavoratore italiano emigrato in Svizzera, caduto vittima di un'aggressione xenofoba.
Per approfondire: http://it.wikipedia.org/wiki/Alfredo_Zardini
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