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Reg. di C. Bermani, 1966, Zaccheo, Teramo, inf. Giulia Di Marco, contadina.
1) La prima strofa ha avuto una notevole diffusione dopo il ferimento di Garibaldi sull'Aspromonte, il 29 agosto 1862, da parte delle truppe regie.
Il ritornello che segue la prima strofa ha probabilmente attinenza con la parola d'ordine fatta circolare durante la permanenza siciliana di Garibaldi nel luglio 1862: "A Roma e Venezia con Garibaldi". E l'imbarco cui si allude potrebbe essere quello effettuato a Catania la notte del 24 agosto, dopo che Garibaldi si era impadronito di un piroscafo italiano e di uno francese ed era salpato per la Calabria, sbarcando a Melito e proseguendo poi in direzione dell'Aspromonte.
L'accenno a Garibaldi che con la zappetta va a sarchiare il granoturco deve riferirsi al periodo successivo al 9 novembre 1860, quando si ritirò a Caprera, mentre gli ultimi versi si riferiscono all'assedio e alla resa, il 18 marzo 1861, del forte militare di Civitella del Tronto, ultimo baluardo della resistenza borbonica nel Regno delle Due Sicilie.
2) La colubrina di Civitella era molto famosa e di essa si raccontava che nei tempi passati avesse sparato sul mare Adriatico per tenere a bada i pirati. In alcune località dell'Abruzzo di una ragazza svelta, focosa, pericolosa si dice "Ddije! Che cuelimbrine!".
LP Camicia rossa-Antologia della canzone giacobina e garibaldina, 1979 - Dischi del Sole DS 1117/19
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