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Va come Cristo un treno sopra l’acqua
la gazza è lì posata che non pesa
sta tutta ristagnante una risacca
della memoria in polvere sospesa…
Risaie, risaie, risaie, risaie
i chicchi bianchi della fame nera
risaie, risaie e polvere in terra
fra i sassi alla stazione di Novara.
Il corpo della Mangano si sfalda
In fondo alla farina di ‘sti grani
rincorre l’onda soffocante e calda
del blues che ci cantava la Daffini.
Risaie, risaie, risaie, risaie
la croce della fame che sta fissa
risaie, rintocchi dei giorni di festa,
odore di campane e di panissa.
E vanno ancora tristi sul lavoro
queste mondine al duro faticare
precari che non sognano più in coro
sfruttati che non sanno più cantare.
Risaie, risaie, risaie, risaie
di noia che ci abbraccia e fa fratelli
risaie invasate di gioia e dolore
fin dall’acciottolarsi di Vercelli.
Informazioni
Nessuno canta più, e un lavoratore che non canta è ancora più sfruttato. (Alessio Lega)
Fonte
Alessio Lega, CD, Mala Testa, 2013
Scheda del canto
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