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Terzo brano del disco "Due stagioni" - 1977, in cui sono contenute le canzoni che accompagnavano lo spettacolo teatrale "Le fabbriche bugiarde" in cui si denunciava la truffa del Piano di Rinascita per la Sardegna
La presa di coscienza sulla condizione di classe e di sfruttamento, sull'inganno delle promesse, il rimpianto della vita precedente, si fa netta e precisa.
Lo schema dei tre pezzi iniziali in cui l'alternanza tra la parte A e B era sottolineata anche dallo stacco tra l'arpeggio (A) e la pennata (B), in questi due brani finali si differenzia con l'uso costante del plettro sulle corde della chitarra, il ritmo incalzante tendente ad esplodere, viene preparato dalla tensione della battuta stoppata e l'accordo leggermente dissonante, per essere liberato e lanciato con la pennata piena e gli accordi aperti in tonalità di maggiore.
La parte C che funge da finale di questo brano si differenzia dalla B per il fatto che il testo non viene cantato ma declamato con tono asciutto e vigoroso e questo fa crescere l'intensità smorzando l'enfasi. (dalle note del disco)
Testi e musica: Antonello Manzo - Gino Melchiorre
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