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Quante volte mio padre ha visto i raccolti,
quante stoppie riarse dal sole.
La sua pelle bruciata dall'arido vento,
poco pane ma tanto sudore.
Poco amore, la guerra, l'emigrazione,
poco tempo per vivere e poi
io suo figlio operaio, nessun cambiamento,
poco pane e sudore per noi.
L'oppressione ci ha tolto il respiro,
la rivolta ci esplode nel cuore,
ma l'amore ci ha unito le mani
e il futuro si è fatto migliore.
Fianco a fianco, da dentro è scattata una molla,
dopo un giorno eravamo una folla.
È arrivato il momento di farci ascoltare,
su compagni corriamo a lottare.
Oggi unite le mani a catena,
marceremo per fare la vita migliore.
Canteremo, la faccia nel sole,
urleremo e anche i sordi dovranno sentire
la canzone del nuovo avvenire,
Perché il giorno che allora staremo a guardare
sia il più bello che il mondo abbia visto spuntare.
Ed un popolo immenso da sempre sfruttato
alla fine sarà liberato.
Informazioni
Si tratta della prima canzone incisa su 45 giri da Pierangelo Bertoli. Appartiene al periodo della sua militanza nel Canzoniere Nazionale del Vento Rosso, l'organismo per il "lavoro di massa" in campo culturale dell'Unione dei Comunisti Italiani (marxisti-leninisti), più comunemente noti come "Servire il Popolo", dal nome del loro organo di stampa.
Fonte
Domenico Mangiardi, Pierangelo Bertoli. Un emiliano tragico non è un vero emiliano, Giunti Editore, Firenze, 2006
Mario Bonanno, Rosso è il colore dell'amore. Intorno alle canzoni di Pierangelo Bertoli, Stampa Alternativa, Viterbo, 2012
Scheda del canto
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EppureSoffia
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