L'eccidio di Civitella

La storia cantata: L’eccidio nazifascista di Civitella (29 Giugno 1944)

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Vollono a dire non sarò un signore le tasche piene ci ho senza quattrini sian maledetti quei repubblichini che a un giorno sfrutteranno il mio sudore la leggeranno voi grandi e piccini non so se versi avranno amore ma le mie scaltrezze applaudite e se son fatte mal vo' me lo dite. La tiran core più di calamite e un disiderio parlar l'è più profondo parla' vorrei di mille partite e di gente che lottano nel mondo da me la verità vo' preferite e già che ve lo parla Dio giocondo vi parlerò di zone disgraziate che dai tedeschi furono bruciate. Molti paesi l'erano già visti S.Pancrazio, La Cornia e Civitella ma i tedeschi insieme ai fascisti credettero di fa' una cosa bella lassù furon di gran momenti tristi e sempre son svegliati a sentinella e più furiosa fu quella rappresaglia fecero strage con la loro mitraglia. Ma sempre più il furore si scaglia perché la cosa l'è di già alla fine molti italiani da quella rappresaglia furon bruciati drento alle cantine ma dissero fra sé qui non si sbaglia molestando diverse signorine e non gli basta quegli scellerati in fiamme mison diversi abitanti. Ora giunsero presto gli alleati i tedeschi dovettero scappare e l'italiano disse: a ca' arrivati l'alleati ci vengono a salvare ma l'italiano che sopporta tutto e anche questa la sopporteremo nel nostro petto lo portiamo il lutto ma i nostri babbi rivendicheremo. Il dovere ci resta soprattutto i capi complici giustizieremo e no baciando ognuno ne la fronte lo passeremo al novo l'orizzonte lodati furon quelli del Piemonte quelli furono veri partigiani uniti assieme verso l'orizzonte liberaron l'Italia e l'italiani. Andìa un saluto fiero a quella gente lombardetti piemontesi e veneziani e sventolando la bella bandiera andìa un saluto pe' l'Italia intera Mussolini da la nostra frontiera un giorno che passava con l'amante ma un partigiano della grande schiera gli disse: Fermati subito nell'estante E Mussolini da la gran paura salì sull'atumobile di quello e non sapeva lì 'n quella sventura pe' lu' sonava a morte el campanello. Il partigiano dalla gran premura gli disse: Alza le bracce o brutto fello che tu da me sarà arrestato da tutto el mondo sarè giustiziato. E tutti pronti col cappello nero e pe' portallo el babbo al cimitero e tutti pronti col cappello bianco pe' porta' la Petacci al camposanto.
Informazioni

Il 18 giugno 1944 i partigiani sorprendono nel circolo ricreativo di Civitella (AR) quattro soldati tedeschi. Si apre uno scontro a fuoco in cui cadono uccisi 2 dei militari; un terzo morirà di lì a poco per le gravi ferite riportate. Il locale comando tedesco chiede alla popolazione di fare i nomi dei colpevoli, lanciando un ultimatum di 24 ore. Nessuno collabora e molti civili lasciano il centro abitato per precauzione. Tuttavia i tedeschi non fanno nulla e, dopo alcune perquisizioni, assicurano che non sarà effettuata alcuna rappresaglia. Invece, il mattino del 29 giugno, i tedeschi si dividono in tre squadroni, muovendo verso Civitella e le vicine frazioni di Cornia e San Pancrazio. Alla fine si conteranno 244 morti.
Registrato a Gebbia di Civitella in Valdichiana (AR) il 15 maggio 1966.

Fonte
M. Gatteschi, Il canto popolare aretino. La ricerca di Diego Carpitella, Le Balze, Arezzo, 2004.
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