Lamento del contadino
Ti possono interessare anche..
Vi prego tutti, o cittadini
di ascoltare o po'eri contadini,
che dopo tanto che si lavora
e mai di pace non abbiamo un'ora.
Colla zappa e lo zappone
e lo zaino i 'ssu groppone
giovani e vecchi, tutti armati,
noi sembriamo tanti soldati.
Si va colla speranza della raccolta,
si spera sempre sarà di morta,
poi vene la ruggine e la brinata:
ecco la vita bell'e disperata.
Quando la faccenda è fatta
qui' po' di grano s'arraccatta
e po' viene la battitura
e tutti còrgano co' gran premura.
I' primo frate che vien sull'aia
saluta i' cappoccia e po' la massaia
e a sedere si mette a i' fresco
lo vole i' grano pe' San Francesco.
Poi c'è i' cappuccino con quella barba
che gli ci viene dopo l'alba:
padre Dionigi e San Gregorio
accattate l'anime del Purgatorio.
Po' c'è la monica colla sacchetta
lo vole i' gran per Santa 'Lisabetta,
per mantenere l'uso e 'l sistema
e a 'i contadino la raccolta scema.
Po' c'è i' sensale colla bugia,
lui più di tutti ne porta via
e colla scusa di vedé la stalla
lo vuole il fieno per la cavalla.
Poi c'è i' dottore, i' veterinario,
il fabbro, il sarto e i' carzolaio,
la levatrice con i' becchino,
e tutti addosso al po'ero contadino.
Mangiare e bere a' mietitori,
e po' pagarli saran dolori;
e gli ci corre giù alla lesta,
al contadino cosa gli ci resta?
Lasciamo stà queste partite,
ma ce n'è d'artre più squisite
e di tutte questa è peggiore:
la mezza parte la vol i' padrone.
Poi vien i' tempo della vendemmia
e allora sì che si bestemmia:
e gli si mette dentro la botte
e gli si vende e bona notte.
Po' si prende un po' di vinaccia,
so fa una botte con acquettaccia
e lì di beve tutto l'inverno,
si soffre pene dell'inferno.
Poi c'è la massaia che viene in piazza
con que' be' polli di prima razza;
per rivestire i lor bambini
a casa porta de' savattini.
Po' c'è le ragazze fresche e belle:
pe' fassi il letto e le gonnelle
e dietro l'uscio depongan l'uova,
e chi le schiaccia e poi nessun le cova.
Così success'a' mie' finali
e si sta peggio de' maiali,
e si lavora quant'e vvoi
e i maltrattati siamo sempre noi.
Do
Vi prego tutti, o cittadini
di ascoltare o po'eri contadini,
Sol7
che dopo tanto che si lavora
Do
e mai di pace non abbiamo un'ora.
Colla zappa e lo zappone
e lo zaino i 'ssu groppone
giovani e vecchi, tutti armati,
noi sembriamo tanti soldati.
Si va colla speranza della raccolta,
si spera sempre sarà di morta,
poi vene la ruggine e la brinata:
ecco la vita bell'e disperata.
Quando la faccenda è fatta
qui' po' di grano s'arraccatta
e po' viene la battitura
e tutti còrgano co' gran premura.
I' primo frate che vien sull'aia
saluta i' cappoccia e po' la massaia
e a sedere si mette a i' fresco
lo vole i' grano pe' San Francesco.
Poi c'è i' cappuccino con quella barba
che gli ci viene dopo l'alba:
padre Dionigi e San Gregorio
accattate l'anime del Purgatorio.
Po' c'è la monica colla sacchetta
lo vole i' gran per Santa 'Lisabetta,
per mantenere l'uso e 'l sistema
e a 'i contadino la raccolta scema.
Po' c'è i' sensale colla bugia,
lui più di tutti ne porta via
e colla scusa di vedé la stalla
lo vuole il fieno per la cavalla.
Poi c'è i' dottore, i' veterinario,
il fabbro, il sarto e i' carzolaio,
la levatrice con i' becchino,
e tutti addosso al po'ero contadino.
Mangiare e bere a' mietitori,
e po' pagarli saran dolori;
e gli ci corre giù alla lesta,
al contadino cosa gli ci resta?
Lasciamo stà queste partite,
ma ce n'è d'artre più squisite
e di tutte questa è peggiore:
la mezza parte la vol i' padrone.
Poi vien i' tempo della vendemmia
e allora sì che si bestemmia:
e gli si mette dentro la botte
e gli si vende e bona notte.
Po' si prende un po' di vinaccia,
so fa una botte con acquettaccia
e lì di beve tutto l'inverno,
si soffre pene dell'inferno.
Poi c'è la massaia che viene in piazza
con que' be' polli di prima razza;
per rivestire i lor bambini
a casa porta de' savattini.
Po' c'è le ragazze fresche e belle:
pe' fassi il letto e le gonnelle
e dietro l'uscio depongan l'uova,
e chi le schiaccia e poi nessun le cova.
Così success'a' mie' finali
e si sta peggio de' maiali,
e si lavora quant'e vvoi
e i maltrattati siamo sempre noi.
Do#
Vi prego tutti, o cittadini
di ascoltare o po'eri contadini,
Sol#7
che dopo tanto che si lavora
Do#
e mai di pace non abbiamo un'ora.
Colla zappa e lo zappone
e lo zaino i 'ssu groppone
giovani e vecchi, tutti armati,
noi sembriamo tanti soldati.
Si va colla speranza della raccolta,
si spera sempre sarà di morta,
poi vene la ruggine e la brinata:
ecco la vita bell'e disperata.
Quando la faccenda è fatta
qui' po' di grano s'arraccatta
e po' viene la battitura
e tutti còrgano co' gran premura.
I' primo frate che vien sull'aia
saluta i' cappoccia e po' la massaia
e a sedere si mette a i' fresco
lo vole i' grano pe' San Francesco.
Poi c'è i' cappuccino con quella barba
che gli ci viene dopo l'alba:
padre Dionigi e San Gregorio
accattate l'anime del Purgatorio.
Po' c'è la monica colla sacchetta
lo vole i' gran per Santa 'Lisabetta,
per mantenere l'uso e 'l sistema
e a 'i contadino la raccolta scema.
Po' c'è i' sensale colla bugia,
lui più di tutti ne porta via
e colla scusa di vedé la stalla
lo vuole il fieno per la cavalla.
Poi c'è i' dottore, i' veterinario,
il fabbro, il sarto e i' carzolaio,
la levatrice con i' becchino,
e tutti addosso al po'ero contadino.
Mangiare e bere a' mietitori,
e po' pagarli saran dolori;
e gli ci corre giù alla lesta,
al contadino cosa gli ci resta?
Lasciamo stà queste partite,
ma ce n'è d'artre più squisite
e di tutte questa è peggiore:
la mezza parte la vol i' padrone.
Poi vien i' tempo della vendemmia
e allora sì che si bestemmia:
e gli si mette dentro la botte
e gli si vende e bona notte.
Po' si prende un po' di vinaccia,
so fa una botte con acquettaccia
e lì di beve tutto l'inverno,
si soffre pene dell'inferno.
Poi c'è la massaia che viene in piazza
con que' be' polli di prima razza;
per rivestire i lor bambini
a casa porta de' savattini.
Po' c'è le ragazze fresche e belle:
pe' fassi il letto e le gonnelle
e dietro l'uscio depongan l'uova,
e chi le schiaccia e poi nessun le cova.
Così success'a' mie' finali
e si sta peggio de' maiali,
e si lavora quant'e vvoi
e i maltrattati siamo sempre noi.
Re
Vi prego tutti, o cittadini
di ascoltare o po'eri contadini,
La7
che dopo tanto che si lavora
Re
e mai di pace non abbiamo un'ora.
Colla zappa e lo zappone
e lo zaino i 'ssu groppone
giovani e vecchi, tutti armati,
noi sembriamo tanti soldati.
Si va colla speranza della raccolta,
si spera sempre sarà di morta,
poi vene la ruggine e la brinata:
ecco la vita bell'e disperata.
Quando la faccenda è fatta
qui' po' di grano s'arraccatta
e po' viene la battitura
e tutti còrgano co' gran premura.
I' primo frate che vien sull'aia
saluta i' cappoccia e po' la massaia
e a sedere si mette a i' fresco
lo vole i' grano pe' San Francesco.
Poi c'è i' cappuccino con quella barba
che gli ci viene dopo l'alba:
padre Dionigi e San Gregorio
accattate l'anime del Purgatorio.
Po' c'è la monica colla sacchetta
lo vole i' gran per Santa 'Lisabetta,
per mantenere l'uso e 'l sistema
e a 'i contadino la raccolta scema.
Po' c'è i' sensale colla bugia,
lui più di tutti ne porta via
e colla scusa di vedé la stalla
lo vuole il fieno per la cavalla.
Poi c'è i' dottore, i' veterinario,
il fabbro, il sarto e i' carzolaio,
la levatrice con i' becchino,
e tutti addosso al po'ero contadino.
Mangiare e bere a' mietitori,
e po' pagarli saran dolori;
e gli ci corre giù alla lesta,
al contadino cosa gli ci resta?
Lasciamo stà queste partite,
ma ce n'è d'artre più squisite
e di tutte questa è peggiore:
la mezza parte la vol i' padrone.
Poi vien i' tempo della vendemmia
e allora sì che si bestemmia:
e gli si mette dentro la botte
e gli si vende e bona notte.
Po' si prende un po' di vinaccia,
so fa una botte con acquettaccia
e lì di beve tutto l'inverno,
si soffre pene dell'inferno.
Poi c'è la massaia che viene in piazza
con que' be' polli di prima razza;
per rivestire i lor bambini
a casa porta de' savattini.
Po' c'è le ragazze fresche e belle:
pe' fassi il letto e le gonnelle
e dietro l'uscio depongan l'uova,
e chi le schiaccia e poi nessun le cova.
Così success'a' mie' finali
e si sta peggio de' maiali,
e si lavora quant'e vvoi
e i maltrattati siamo sempre noi.
Re#
Vi prego tutti, o cittadini
di ascoltare o po'eri contadini,
Sib7
che dopo tanto che si lavora
Re#
e mai di pace non abbiamo un'ora.
Colla zappa e lo zappone
e lo zaino i 'ssu groppone
giovani e vecchi, tutti armati,
noi sembriamo tanti soldati.
Si va colla speranza della raccolta,
si spera sempre sarà di morta,
poi vene la ruggine e la brinata:
ecco la vita bell'e disperata.
Quando la faccenda è fatta
qui' po' di grano s'arraccatta
e po' viene la battitura
e tutti còrgano co' gran premura.
I' primo frate che vien sull'aia
saluta i' cappoccia e po' la massaia
e a sedere si mette a i' fresco
lo vole i' grano pe' San Francesco.
Poi c'è i' cappuccino con quella barba
che gli ci viene dopo l'alba:
padre Dionigi e San Gregorio
accattate l'anime del Purgatorio.
Po' c'è la monica colla sacchetta
lo vole i' gran per Santa 'Lisabetta,
per mantenere l'uso e 'l sistema
e a 'i contadino la raccolta scema.
Po' c'è i' sensale colla bugia,
lui più di tutti ne porta via
e colla scusa di vedé la stalla
lo vuole il fieno per la cavalla.
Poi c'è i' dottore, i' veterinario,
il fabbro, il sarto e i' carzolaio,
la levatrice con i' becchino,
e tutti addosso al po'ero contadino.
Mangiare e bere a' mietitori,
e po' pagarli saran dolori;
e gli ci corre giù alla lesta,
al contadino cosa gli ci resta?
Lasciamo stà queste partite,
ma ce n'è d'artre più squisite
e di tutte questa è peggiore:
la mezza parte la vol i' padrone.
Poi vien i' tempo della vendemmia
e allora sì che si bestemmia:
e gli si mette dentro la botte
e gli si vende e bona notte.
Po' si prende un po' di vinaccia,
so fa una botte con acquettaccia
e lì di beve tutto l'inverno,
si soffre pene dell'inferno.
Poi c'è la massaia che viene in piazza
con que' be' polli di prima razza;
per rivestire i lor bambini
a casa porta de' savattini.
Po' c'è le ragazze fresche e belle:
pe' fassi il letto e le gonnelle
e dietro l'uscio depongan l'uova,
e chi le schiaccia e poi nessun le cova.
Così success'a' mie' finali
e si sta peggio de' maiali,
e si lavora quant'e vvoi
e i maltrattati siamo sempre noi.
Mi
Vi prego tutti, o cittadini
di ascoltare o po'eri contadini,
Si7
che dopo tanto che si lavora
Mi
e mai di pace non abbiamo un'ora.
Colla zappa e lo zappone
e lo zaino i 'ssu groppone
giovani e vecchi, tutti armati,
noi sembriamo tanti soldati.
Si va colla speranza della raccolta,
si spera sempre sarà di morta,
poi vene la ruggine e la brinata:
ecco la vita bell'e disperata.
Quando la faccenda è fatta
qui' po' di grano s'arraccatta
e po' viene la battitura
e tutti còrgano co' gran premura.
I' primo frate che vien sull'aia
saluta i' cappoccia e po' la massaia
e a sedere si mette a i' fresco
lo vole i' grano pe' San Francesco.
Poi c'è i' cappuccino con quella barba
che gli ci viene dopo l'alba:
padre Dionigi e San Gregorio
accattate l'anime del Purgatorio.
Po' c'è la monica colla sacchetta
lo vole i' gran per Santa 'Lisabetta,
per mantenere l'uso e 'l sistema
e a 'i contadino la raccolta scema.
Po' c'è i' sensale colla bugia,
lui più di tutti ne porta via
e colla scusa di vedé la stalla
lo vuole il fieno per la cavalla.
Poi c'è i' dottore, i' veterinario,
il fabbro, il sarto e i' carzolaio,
la levatrice con i' becchino,
e tutti addosso al po'ero contadino.
Mangiare e bere a' mietitori,
e po' pagarli saran dolori;
e gli ci corre giù alla lesta,
al contadino cosa gli ci resta?
Lasciamo stà queste partite,
ma ce n'è d'artre più squisite
e di tutte questa è peggiore:
la mezza parte la vol i' padrone.
Poi vien i' tempo della vendemmia
e allora sì che si bestemmia:
e gli si mette dentro la botte
e gli si vende e bona notte.
Po' si prende un po' di vinaccia,
so fa una botte con acquettaccia
e lì di beve tutto l'inverno,
si soffre pene dell'inferno.
Poi c'è la massaia che viene in piazza
con que' be' polli di prima razza;
per rivestire i lor bambini
a casa porta de' savattini.
Po' c'è le ragazze fresche e belle:
pe' fassi il letto e le gonnelle
e dietro l'uscio depongan l'uova,
e chi le schiaccia e poi nessun le cova.
Così success'a' mie' finali
e si sta peggio de' maiali,
e si lavora quant'e vvoi
e i maltrattati siamo sempre noi.
Fa
Vi prego tutti, o cittadini
di ascoltare o po'eri contadini,
Do7
che dopo tanto che si lavora
Fa
e mai di pace non abbiamo un'ora.
Colla zappa e lo zappone
e lo zaino i 'ssu groppone
giovani e vecchi, tutti armati,
noi sembriamo tanti soldati.
Si va colla speranza della raccolta,
si spera sempre sarà di morta,
poi vene la ruggine e la brinata:
ecco la vita bell'e disperata.
Quando la faccenda è fatta
qui' po' di grano s'arraccatta
e po' viene la battitura
e tutti còrgano co' gran premura.
I' primo frate che vien sull'aia
saluta i' cappoccia e po' la massaia
e a sedere si mette a i' fresco
lo vole i' grano pe' San Francesco.
Poi c'è i' cappuccino con quella barba
che gli ci viene dopo l'alba:
padre Dionigi e San Gregorio
accattate l'anime del Purgatorio.
Po' c'è la monica colla sacchetta
lo vole i' gran per Santa 'Lisabetta,
per mantenere l'uso e 'l sistema
e a 'i contadino la raccolta scema.
Po' c'è i' sensale colla bugia,
lui più di tutti ne porta via
e colla scusa di vedé la stalla
lo vuole il fieno per la cavalla.
Poi c'è i' dottore, i' veterinario,
il fabbro, il sarto e i' carzolaio,
la levatrice con i' becchino,
e tutti addosso al po'ero contadino.
Mangiare e bere a' mietitori,
e po' pagarli saran dolori;
e gli ci corre giù alla lesta,
al contadino cosa gli ci resta?
Lasciamo stà queste partite,
ma ce n'è d'artre più squisite
e di tutte questa è peggiore:
la mezza parte la vol i' padrone.
Poi vien i' tempo della vendemmia
e allora sì che si bestemmia:
e gli si mette dentro la botte
e gli si vende e bona notte.
Po' si prende un po' di vinaccia,
so fa una botte con acquettaccia
e lì di beve tutto l'inverno,
si soffre pene dell'inferno.
Poi c'è la massaia che viene in piazza
con que' be' polli di prima razza;
per rivestire i lor bambini
a casa porta de' savattini.
Po' c'è le ragazze fresche e belle:
pe' fassi il letto e le gonnelle
e dietro l'uscio depongan l'uova,
e chi le schiaccia e poi nessun le cova.
Così success'a' mie' finali
e si sta peggio de' maiali,
e si lavora quant'e vvoi
e i maltrattati siamo sempre noi.
Fa#
Vi prego tutti, o cittadini
di ascoltare o po'eri contadini,
Do#7
che dopo tanto che si lavora
Fa#
e mai di pace non abbiamo un'ora.
Colla zappa e lo zappone
e lo zaino i 'ssu groppone
giovani e vecchi, tutti armati,
noi sembriamo tanti soldati.
Si va colla speranza della raccolta,
si spera sempre sarà di morta,
poi vene la ruggine e la brinata:
ecco la vita bell'e disperata.
Quando la faccenda è fatta
qui' po' di grano s'arraccatta
e po' viene la battitura
e tutti còrgano co' gran premura.
I' primo frate che vien sull'aia
saluta i' cappoccia e po' la massaia
e a sedere si mette a i' fresco
lo vole i' grano pe' San Francesco.
Poi c'è i' cappuccino con quella barba
che gli ci viene dopo l'alba:
padre Dionigi e San Gregorio
accattate l'anime del Purgatorio.
Po' c'è la monica colla sacchetta
lo vole i' gran per Santa 'Lisabetta,
per mantenere l'uso e 'l sistema
e a 'i contadino la raccolta scema.
Po' c'è i' sensale colla bugia,
lui più di tutti ne porta via
e colla scusa di vedé la stalla
lo vuole il fieno per la cavalla.
Poi c'è i' dottore, i' veterinario,
il fabbro, il sarto e i' carzolaio,
la levatrice con i' becchino,
e tutti addosso al po'ero contadino.
Mangiare e bere a' mietitori,
e po' pagarli saran dolori;
e gli ci corre giù alla lesta,
al contadino cosa gli ci resta?
Lasciamo stà queste partite,
ma ce n'è d'artre più squisite
e di tutte questa è peggiore:
la mezza parte la vol i' padrone.
Poi vien i' tempo della vendemmia
e allora sì che si bestemmia:
e gli si mette dentro la botte
e gli si vende e bona notte.
Po' si prende un po' di vinaccia,
so fa una botte con acquettaccia
e lì di beve tutto l'inverno,
si soffre pene dell'inferno.
Poi c'è la massaia che viene in piazza
con que' be' polli di prima razza;
per rivestire i lor bambini
a casa porta de' savattini.
Po' c'è le ragazze fresche e belle:
pe' fassi il letto e le gonnelle
e dietro l'uscio depongan l'uova,
e chi le schiaccia e poi nessun le cova.
Così success'a' mie' finali
e si sta peggio de' maiali,
e si lavora quant'e vvoi
e i maltrattati siamo sempre noi.
Sol
Vi prego tutti, o cittadini
di ascoltare o po'eri contadini,
Re7
che dopo tanto che si lavora
Sol
e mai di pace non abbiamo un'ora.
Colla zappa e lo zappone
e lo zaino i 'ssu groppone
giovani e vecchi, tutti armati,
noi sembriamo tanti soldati.
Si va colla speranza della raccolta,
si spera sempre sarà di morta,
poi vene la ruggine e la brinata:
ecco la vita bell'e disperata.
Quando la faccenda è fatta
qui' po' di grano s'arraccatta
e po' viene la battitura
e tutti còrgano co' gran premura.
I' primo frate che vien sull'aia
saluta i' cappoccia e po' la massaia
e a sedere si mette a i' fresco
lo vole i' grano pe' San Francesco.
Poi c'è i' cappuccino con quella barba
che gli ci viene dopo l'alba:
padre Dionigi e San Gregorio
accattate l'anime del Purgatorio.
Po' c'è la monica colla sacchetta
lo vole i' gran per Santa 'Lisabetta,
per mantenere l'uso e 'l sistema
e a 'i contadino la raccolta scema.
Po' c'è i' sensale colla bugia,
lui più di tutti ne porta via
e colla scusa di vedé la stalla
lo vuole il fieno per la cavalla.
Poi c'è i' dottore, i' veterinario,
il fabbro, il sarto e i' carzolaio,
la levatrice con i' becchino,
e tutti addosso al po'ero contadino.
Mangiare e bere a' mietitori,
e po' pagarli saran dolori;
e gli ci corre giù alla lesta,
al contadino cosa gli ci resta?
Lasciamo stà queste partite,
ma ce n'è d'artre più squisite
e di tutte questa è peggiore:
la mezza parte la vol i' padrone.
Poi vien i' tempo della vendemmia
e allora sì che si bestemmia:
e gli si mette dentro la botte
e gli si vende e bona notte.
Po' si prende un po' di vinaccia,
so fa una botte con acquettaccia
e lì di beve tutto l'inverno,
si soffre pene dell'inferno.
Poi c'è la massaia che viene in piazza
con que' be' polli di prima razza;
per rivestire i lor bambini
a casa porta de' savattini.
Po' c'è le ragazze fresche e belle:
pe' fassi il letto e le gonnelle
e dietro l'uscio depongan l'uova,
e chi le schiaccia e poi nessun le cova.
Così success'a' mie' finali
e si sta peggio de' maiali,
e si lavora quant'e vvoi
e i maltrattati siamo sempre noi.
Sol#
Vi prego tutti, o cittadini
di ascoltare o po'eri contadini,
Re#7
che dopo tanto che si lavora
Sol#
e mai di pace non abbiamo un'ora.
Colla zappa e lo zappone
e lo zaino i 'ssu groppone
giovani e vecchi, tutti armati,
noi sembriamo tanti soldati.
Si va colla speranza della raccolta,
si spera sempre sarà di morta,
poi vene la ruggine e la brinata:
ecco la vita bell'e disperata.
Quando la faccenda è fatta
qui' po' di grano s'arraccatta
e po' viene la battitura
e tutti còrgano co' gran premura.
I' primo frate che vien sull'aia
saluta i' cappoccia e po' la massaia
e a sedere si mette a i' fresco
lo vole i' grano pe' San Francesco.
Poi c'è i' cappuccino con quella barba
che gli ci viene dopo l'alba:
padre Dionigi e San Gregorio
accattate l'anime del Purgatorio.
Po' c'è la monica colla sacchetta
lo vole i' gran per Santa 'Lisabetta,
per mantenere l'uso e 'l sistema
e a 'i contadino la raccolta scema.
Po' c'è i' sensale colla bugia,
lui più di tutti ne porta via
e colla scusa di vedé la stalla
lo vuole il fieno per la cavalla.
Poi c'è i' dottore, i' veterinario,
il fabbro, il sarto e i' carzolaio,
la levatrice con i' becchino,
e tutti addosso al po'ero contadino.
Mangiare e bere a' mietitori,
e po' pagarli saran dolori;
e gli ci corre giù alla lesta,
al contadino cosa gli ci resta?
Lasciamo stà queste partite,
ma ce n'è d'artre più squisite
e di tutte questa è peggiore:
la mezza parte la vol i' padrone.
Poi vien i' tempo della vendemmia
e allora sì che si bestemmia:
e gli si mette dentro la botte
e gli si vende e bona notte.
Po' si prende un po' di vinaccia,
so fa una botte con acquettaccia
e lì di beve tutto l'inverno,
si soffre pene dell'inferno.
Poi c'è la massaia che viene in piazza
con que' be' polli di prima razza;
per rivestire i lor bambini
a casa porta de' savattini.
Po' c'è le ragazze fresche e belle:
pe' fassi il letto e le gonnelle
e dietro l'uscio depongan l'uova,
e chi le schiaccia e poi nessun le cova.
Così success'a' mie' finali
e si sta peggio de' maiali,
e si lavora quant'e vvoi
e i maltrattati siamo sempre noi.
La
Vi prego tutti, o cittadini
di ascoltare o po'eri contadini,
Mi7
che dopo tanto che si lavora
La
e mai di pace non abbiamo un'ora.
Colla zappa e lo zappone
e lo zaino i 'ssu groppone
giovani e vecchi, tutti armati,
noi sembriamo tanti soldati.
Si va colla speranza della raccolta,
si spera sempre sarà di morta,
poi vene la ruggine e la brinata:
ecco la vita bell'e disperata.
Quando la faccenda è fatta
qui' po' di grano s'arraccatta
e po' viene la battitura
e tutti còrgano co' gran premura.
I' primo frate che vien sull'aia
saluta i' cappoccia e po' la massaia
e a sedere si mette a i' fresco
lo vole i' grano pe' San Francesco.
Poi c'è i' cappuccino con quella barba
che gli ci viene dopo l'alba:
padre Dionigi e San Gregorio
accattate l'anime del Purgatorio.
Po' c'è la monica colla sacchetta
lo vole i' gran per Santa 'Lisabetta,
per mantenere l'uso e 'l sistema
e a 'i contadino la raccolta scema.
Po' c'è i' sensale colla bugia,
lui più di tutti ne porta via
e colla scusa di vedé la stalla
lo vuole il fieno per la cavalla.
Poi c'è i' dottore, i' veterinario,
il fabbro, il sarto e i' carzolaio,
la levatrice con i' becchino,
e tutti addosso al po'ero contadino.
Mangiare e bere a' mietitori,
e po' pagarli saran dolori;
e gli ci corre giù alla lesta,
al contadino cosa gli ci resta?
Lasciamo stà queste partite,
ma ce n'è d'artre più squisite
e di tutte questa è peggiore:
la mezza parte la vol i' padrone.
Poi vien i' tempo della vendemmia
e allora sì che si bestemmia:
e gli si mette dentro la botte
e gli si vende e bona notte.
Po' si prende un po' di vinaccia,
so fa una botte con acquettaccia
e lì di beve tutto l'inverno,
si soffre pene dell'inferno.
Poi c'è la massaia che viene in piazza
con que' be' polli di prima razza;
per rivestire i lor bambini
a casa porta de' savattini.
Po' c'è le ragazze fresche e belle:
pe' fassi il letto e le gonnelle
e dietro l'uscio depongan l'uova,
e chi le schiaccia e poi nessun le cova.
Così success'a' mie' finali
e si sta peggio de' maiali,
e si lavora quant'e vvoi
e i maltrattati siamo sempre noi.
Sib
Vi prego tutti, o cittadini
di ascoltare o po'eri contadini,
Fa7
che dopo tanto che si lavora
Sib
e mai di pace non abbiamo un'ora.
Colla zappa e lo zappone
e lo zaino i 'ssu groppone
giovani e vecchi, tutti armati,
noi sembriamo tanti soldati.
Si va colla speranza della raccolta,
si spera sempre sarà di morta,
poi vene la ruggine e la brinata:
ecco la vita bell'e disperata.
Quando la faccenda è fatta
qui' po' di grano s'arraccatta
e po' viene la battitura
e tutti còrgano co' gran premura.
I' primo frate che vien sull'aia
saluta i' cappoccia e po' la massaia
e a sedere si mette a i' fresco
lo vole i' grano pe' San Francesco.
Poi c'è i' cappuccino con quella barba
che gli ci viene dopo l'alba:
padre Dionigi e San Gregorio
accattate l'anime del Purgatorio.
Po' c'è la monica colla sacchetta
lo vole i' gran per Santa 'Lisabetta,
per mantenere l'uso e 'l sistema
e a 'i contadino la raccolta scema.
Po' c'è i' sensale colla bugia,
lui più di tutti ne porta via
e colla scusa di vedé la stalla
lo vuole il fieno per la cavalla.
Poi c'è i' dottore, i' veterinario,
il fabbro, il sarto e i' carzolaio,
la levatrice con i' becchino,
e tutti addosso al po'ero contadino.
Mangiare e bere a' mietitori,
e po' pagarli saran dolori;
e gli ci corre giù alla lesta,
al contadino cosa gli ci resta?
Lasciamo stà queste partite,
ma ce n'è d'artre più squisite
e di tutte questa è peggiore:
la mezza parte la vol i' padrone.
Poi vien i' tempo della vendemmia
e allora sì che si bestemmia:
e gli si mette dentro la botte
e gli si vende e bona notte.
Po' si prende un po' di vinaccia,
so fa una botte con acquettaccia
e lì di beve tutto l'inverno,
si soffre pene dell'inferno.
Poi c'è la massaia che viene in piazza
con que' be' polli di prima razza;
per rivestire i lor bambini
a casa porta de' savattini.
Po' c'è le ragazze fresche e belle:
pe' fassi il letto e le gonnelle
e dietro l'uscio depongan l'uova,
e chi le schiaccia e poi nessun le cova.
Così success'a' mie' finali
e si sta peggio de' maiali,
e si lavora quant'e vvoi
e i maltrattati siamo sempre noi.
Si
Vi prego tutti, o cittadini
di ascoltare o po'eri contadini,
Fa#7
che dopo tanto che si lavora
Si
e mai di pace non abbiamo un'ora.
Colla zappa e lo zappone
e lo zaino i 'ssu groppone
giovani e vecchi, tutti armati,
noi sembriamo tanti soldati.
Si va colla speranza della raccolta,
si spera sempre sarà di morta,
poi vene la ruggine e la brinata:
ecco la vita bell'e disperata.
Quando la faccenda è fatta
qui' po' di grano s'arraccatta
e po' viene la battitura
e tutti còrgano co' gran premura.
I' primo frate che vien sull'aia
saluta i' cappoccia e po' la massaia
e a sedere si mette a i' fresco
lo vole i' grano pe' San Francesco.
Poi c'è i' cappuccino con quella barba
che gli ci viene dopo l'alba:
padre Dionigi e San Gregorio
accattate l'anime del Purgatorio.
Po' c'è la monica colla sacchetta
lo vole i' gran per Santa 'Lisabetta,
per mantenere l'uso e 'l sistema
e a 'i contadino la raccolta scema.
Po' c'è i' sensale colla bugia,
lui più di tutti ne porta via
e colla scusa di vedé la stalla
lo vuole il fieno per la cavalla.
Poi c'è i' dottore, i' veterinario,
il fabbro, il sarto e i' carzolaio,
la levatrice con i' becchino,
e tutti addosso al po'ero contadino.
Mangiare e bere a' mietitori,
e po' pagarli saran dolori;
e gli ci corre giù alla lesta,
al contadino cosa gli ci resta?
Lasciamo stà queste partite,
ma ce n'è d'artre più squisite
e di tutte questa è peggiore:
la mezza parte la vol i' padrone.
Poi vien i' tempo della vendemmia
e allora sì che si bestemmia:
e gli si mette dentro la botte
e gli si vende e bona notte.
Po' si prende un po' di vinaccia,
so fa una botte con acquettaccia
e lì di beve tutto l'inverno,
si soffre pene dell'inferno.
Poi c'è la massaia che viene in piazza
con que' be' polli di prima razza;
per rivestire i lor bambini
a casa porta de' savattini.
Po' c'è le ragazze fresche e belle:
pe' fassi il letto e le gonnelle
e dietro l'uscio depongan l'uova,
e chi le schiaccia e poi nessun le cova.
Così success'a' mie' finali
e si sta peggio de' maiali,
e si lavora quant'e vvoi
e i maltrattati siamo sempre noi.
Informazioni
Dal repertorio di Caterina Bueno.
Fonte
AA.VV., Avanti popolo - Due secoli di popolari e di protesta civile, Roma, Ricordi, 1998
Scheda del canto
Lingua
Inserito da
ilDeposito
Disclaimer
I diritti del contenuto sono dei rispettivi autori.Lo staff de ilDeposito.org non condivide necessariamente il contenuto, che viene inserito nell'archivio unicamente per il suo valore storico, artistico o culturale (maggiori informazioni).
Commenti
Per inserire un commento è necessario registrarsi!