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Andava a prender l’acqua, l’acqua nel pozzo
e ci trovò la luna che si specchiava;
povera luna -pensò- sei sempre sola
io voglio darti almeno un po’ di compagnia.
Attenta belle trecce bionde -disse la luna-
se ancora tu ti fermerai, non avrai fortuna;
ai primi occhi che vedrai rimarrai incantata
al primo bacio che tu avrai sarai innamorata.
Aveva gli occhi azzurri e le labbra ardenti
il giovane amante che le trafisse il cuore;
mia cara luna ti ringrazio di avermi incantata
o dolce luna, tu lo vedi, sono innamorata.
Attenta belle trecce bionde -disse la luna-
se questo amore tu vorrai, non avrai fortuna
dopo che avrai cresciuto i figli e li avrai amati
soffocheranno il tuo sorriso e saranno ingrati.
Con il marito al braccio in doppiopetto
accompagnò all’altare tutti i suoi figli;
o dolce luna che mi vedi, che mi sei d’aiuto
il mio destino s’è compiuto, sono ormai felice.
Attenta belle trecce grigie -disse la luna-
se nella pace crederai non avrai fortuna;
dopo che avrai aspettato tanto la serenità
qualche spiacevole sorpresa ti aspetterà.
Andava a prender l’acqua, l’acqua del pozzo
e ci trovò la luna che si specchiava;
povera trecce bianche, sei sempre sola
io voglio farti almeno un po’ di compagnia.
Sorella luna perché mi fai sospirare
sorella luna perché mi hai fatto incantare?
O dolce trecce bianche -disse la luna¬
solo chi vive senza luce non è mai infelice.
Informazioni
Dallo spettacolo "Gli ultimi fiori di Maggio", tenuto a Firenze il 12 settembre 1988 insieme a Luigi Cunsolo alla Festa Nazionale dell’Unità.
Fonte
Alfredo Bandelli, Musica e utopia, Il Grandevetro,Santa Croce sull'Arno, 2006
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