La storia cantata: Morte in carcere di Franco Serantini
(7 Maggio 1972)
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Era il sette di maggio, giorno delle elezioni,
e i primi risultati giungan dalle prigioni:
c'era un compagno crepato là,
era vent'anni la sua età.
Solo due giorni prima parlava Niccolai,
Franco era coi compagni, decisi più che mai:
«Cascasse il mondo sulla città,
quell'assassino non parlerà».
L'avevano arrestato lungarno Gambacorti,
gli sbirri dello Stato lo ammazzavano dai colpi:
«Rossa marmaglia, devi capir
se scendi in piazza si può morir!»
E dopo, nelle mani di Zanca e di Mallardo,
continuano quei cani, continuano a pestarlo:
«Te l'ho promesse sei mesi fa»,
gli dice Zanca senza pietà.
Rinchiuso come un cane, Franco sta male e muore,
ma arriva alla prigione solo un procuratore;
domanda a Franco: «Perché eri là?»
«Per un'idea: la libertà».
Poi tutt'a un tratto han fretta: da morto fai paura;
scatta l'operazione «rapida-sepoltura»:
«é solo un orfano, fallo sparir,
nessuno a chiederlo potrà venir».
Ma invece è andata male, porci, vi siete illusi,
perché al suo funerale tremila pugni chiusi
eran l'impegno, la volontà
che questa lotta continuerà.
Era il sette di maggio, giorno delle elezioni,
e i primi risultati giungan dalle prigioni:
c'era un compagno crepato là,
era vent'anni la sua età.
Informazioni
Sull'aria di "Le ultime ore e la decapitazione di Caserio".
Canzone sull'uccisione, da parte della polizia, di un giovane anarchico ventenne, Franco Serantini,a Pisa.
Fonte
Vettori Giuseppe, Canzoni italiane di protesta 1794 - 1974, Roma, Newton Compton, 1975
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