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In una vecchia casa,
piena di cianfrusaglie,
di storici cimeli,
pezzi autentici ed anticaglie,
c'era una volta un tarlo,
di discendenza nobile,
che cominciò a mangiare
un vecchio mobile.
Avanzare con i denti
per avere da mangiare
e mangiare a due palmenti
per avanzare.
Il proverbio che il lavoro
ti nobilita, nel farlo,
non riguarda solo l'uomo,
ma pure il tarlo.
Il tarlo, in breve tempo,
grazie alla sua ambizione,
riuscì ad accelerare
il proprio ritmo di produzione:
andando sempre avanti,
senza voltarsi indietro,
riuscì così a avanzar
di qualche metro.
Farsi strada con i denti
per mangiare, mal che vada,
e mangiare a due palmenti
per farsi strada.
Quel che resta dietro a noi
non importa che si perda:
ci si accorge, prima o poi,
ch'è solo merda.
Per legge di mercato,
assunse poi, per via,
un certo personale,
con contratto di mezzadria:
di quel che era scavato,
grazie al lavoro altrui,
una metà se la mangiava lui.
Avanzare, per mangiare
qualche piccolo boccone,
che dia forza di scavare
per il padrone.
L'altra parte del raccolto
ch'è mangiato dal signore
prende il nome di "maltolto"
o plusvalore.
Poi, col passar degli anni,
venne la concorrenza
da parte d'altri tarli,
colla stessa intraprendenza:
il tarlo proprietario
ristrutturò i salari
e organizzò dei turni
straordinari.
Lavorare a perdifiato,
accorciare ancora i tempi,
perché aumenti il fatturato
e i dividendi.
Ci si accorse poi ch'è bene,
anziché restare soli,
far d'accordo, tutti insieme,
dei monopoli.
Si sa com'è la vita:
ormai giunto al traguardo,
per i trascorsi affanni
il nostro tarlo crepò d'infarto.
Sulla sua tomba è scritto:
PER L'IDEALE NOBILE
DI DIVORARSI TUTTO QUANTO UN MOBILE
CHIARO MONITO PER I POSTERI
QUESTO TARLO VISSE E MORI'.
Do
In una vecchia casa,
Sol#
piena di cianfrusaglie,
Do#
di storici cimeli,
Sol7 Do
pezzi autentici ed anticaglie,
c'era una volta un tarlo,
Lam
di discendenza nobile,
Fa Mi7
che cominciò a mangiare
Lam Mi7 Lam
un vecchio mobile.
Mi7
Avanzare con i denti
Lam
per avere da mangiare
Re7 Sol
e mangiare a due palmenti
Sol7 Do
per avanzare.
Rem Lam
Il proverbio che il lavoro
Fa Do
ti nobilita, nel farlo,
Sib Fa
non riguarda solo l'uomo,
Rem6 Mi Sol7
ma pure il tarlo.
Il tarlo, in breve tempo,
grazie alla sua ambizione,
riuscì ad accelerare
il proprio ritmo di produzione:
andando sempre avanti,
senza voltarsi indietro,
riuscì così a avanzar
di qualche metro.
Farsi strada con i denti
per mangiare, mal che vada,
e mangiare a due palmenti
per farsi strada.
Quel che resta dietro a noi
non importa che si perda:
ci si accorge, prima o poi,
ch'è solo merda.
Per legge di mercato,
assunse poi, per via,
un certo personale,
con contratto di mezzadria:
di quel che era scavato,
grazie al lavoro altrui,
una metà se la mangiava lui.
Avanzare, per mangiare
qualche piccolo boccone,
che dia forza di scavare
per il padrone.
L'altra parte del raccolto
ch'è mangiato dal signore
prende il nome di "maltolto"
o plusvalore.
Poi, col passar degli anni,
venne la concorrenza
da parte d'altri tarli,
colla stessa intraprendenza:
il tarlo proprietario
ristrutturò i salari
e organizzò dei turni
straordinari.
Lavorare a perdifiato,
accorciare ancora i tempi,
perché aumenti il fatturato
e i dividendi.
Ci si accorse poi ch'è bene,
anziché restare soli,
far d'accordo, tutti insieme,
La7
dei monopoli.
Re
Si sa com'è la vita:
Sib
ormai giunto al traguardo,
Re#
per i trascorsi affanni
La7 Re
il nostro tarlo crepò d'infarto.
Sulla sua tomba è scritto:
Sim
"per l'ideale nobile
Sol Fa# Sim
di divorarsi tutto quanto un mobile".
Mi7 La Re7 Sol
Chiaro monito per i posteri
Do7 Fa Fa#7 Sim
questo tarlo visse e morì.
Do#
In una vecchia casa,
La
piena di cianfrusaglie,
Re
di storici cimeli,
Sol#7 Do#
pezzi autentici ed anticaglie,
c'era una volta un tarlo,
Sibm
di discendenza nobile,
Fa# Fa7
che cominciò a mangiare
Sibm Fa7 Sibm
un vecchio mobile.
Fa7
Avanzare con i denti
Sibm
per avere da mangiare
Re#7 Sol#
e mangiare a due palmenti
Sol#7 Do#
per avanzare.
Re#m Sibm
Il proverbio che il lavoro
Fa# Do#
ti nobilita, nel farlo,
Si Fa#
non riguarda solo l'uomo,
Re#m6 Fa Sol#7
ma pure il tarlo.
Il tarlo, in breve tempo,
grazie alla sua ambizione,
riuscì ad accelerare
il proprio ritmo di produzione:
andando sempre avanti,
senza voltarsi indietro,
riuscì così a avanzar
di qualche metro.
Farsi strada con i denti
per mangiare, mal che vada,
e mangiare a due palmenti
per farsi strada.
Quel che resta dietro a noi
non importa che si perda:
ci si accorge, prima o poi,
ch'è solo merda.
Per legge di mercato,
assunse poi, per via,
un certo personale,
con contratto di mezzadria:
di quel che era scavato,
grazie al lavoro altrui,
una metà se la mangiava lui.
Avanzare, per mangiare
qualche piccolo boccone,
che dia forza di scavare
per il padrone.
L'altra parte del raccolto
ch'è mangiato dal signore
prende il nome di "maltolto"
o plusvalore.
Poi, col passar degli anni,
venne la concorrenza
da parte d'altri tarli,
colla stessa intraprendenza:
il tarlo proprietario
ristrutturò i salari
e organizzò dei turni
straordinari.
Lavorare a perdifiato,
accorciare ancora i tempi,
perché aumenti il fatturato
e i dividendi.
Ci si accorse poi ch'è bene,
anziché restare soli,
far d'accordo, tutti insieme,
Sib7
dei monopoli.
Re#
Si sa com'è la vita:
Si
ormai giunto al traguardo,
Mi
per i trascorsi affanni
Sib7 Re#
il nostro tarlo crepò d'infarto.
Sulla sua tomba è scritto:
Dom
"per l'ideale nobile
Sol# Sol Dom
di divorarsi tutto quanto un mobile".
Fa7 Sib Re#7 Sol#
Chiaro monito per i posteri
Do#7 Fa# Sol7 Dom
questo tarlo visse e morì.
Re
In una vecchia casa,
Sib
piena di cianfrusaglie,
Re#
di storici cimeli,
La7 Re
pezzi autentici ed anticaglie,
c'era una volta un tarlo,
Sim
di discendenza nobile,
Sol Fa#7
che cominciò a mangiare
Sim Fa#7Sim
un vecchio mobile.
Fa#7
Avanzare con i denti
Sim
per avere da mangiare
Mi7 La
e mangiare a due palmenti
La7 Re
per avanzare.
Mim Sim
Il proverbio che il lavoro
Sol Re
ti nobilita, nel farlo,
Do Sol
non riguarda solo l'uomo,
Mim6 Fa# La7
ma pure il tarlo.
Il tarlo, in breve tempo,
grazie alla sua ambizione,
riuscì ad accelerare
il proprio ritmo di produzione:
andando sempre avanti,
senza voltarsi indietro,
riuscì così a avanzar
di qualche metro.
Farsi strada con i denti
per mangiare, mal che vada,
e mangiare a due palmenti
per farsi strada.
Quel che resta dietro a noi
non importa che si perda:
ci si accorge, prima o poi,
ch'è solo merda.
Per legge di mercato,
assunse poi, per via,
un certo personale,
con contratto di mezzadria:
di quel che era scavato,
grazie al lavoro altrui,
una metà se la mangiava lui.
Avanzare, per mangiare
qualche piccolo boccone,
che dia forza di scavare
per il padrone.
L'altra parte del raccolto
ch'è mangiato dal signore
prende il nome di "maltolto"
o plusvalore.
Poi, col passar degli anni,
venne la concorrenza
da parte d'altri tarli,
colla stessa intraprendenza:
il tarlo proprietario
ristrutturò i salari
e organizzò dei turni
straordinari.
Lavorare a perdifiato,
accorciare ancora i tempi,
perché aumenti il fatturato
e i dividendi.
Ci si accorse poi ch'è bene,
anziché restare soli,
far d'accordo, tutti insieme,
Si7
dei monopoli.
Mi
Si sa com'è la vita:
Do
ormai giunto al traguardo,
Fa
per i trascorsi affanni
Si7 Mi
il nostro tarlo crepò d'infarto.
Sulla sua tomba è scritto:
Do#m
"per l'ideale nobile
La Sol# Do#m
di divorarsi tutto quanto un mobile".
Fa#7 Si Mi7 La
Chiaro monito per i posteri
Re7 Sol Sol#7Do#m
questo tarlo visse e morì.
Re#
In una vecchia casa,
Si
piena di cianfrusaglie,
Mi
di storici cimeli,
Sib7 Re#
pezzi autentici ed anticaglie,
c'era una volta un tarlo,
Dom
di discendenza nobile,
Sol# Sol7
che cominciò a mangiare
Dom Sol7Dom
un vecchio mobile.
Sol7
Avanzare con i denti
Dom
per avere da mangiare
Fa7 Sib
e mangiare a due palmenti
Sib7 Re#
per avanzare.
Fam Dom
Il proverbio che il lavoro
Sol# Re#
ti nobilita, nel farlo,
Do# Sol#
non riguarda solo l'uomo,
Fam6 Sol Sib7
ma pure il tarlo.
Il tarlo, in breve tempo,
grazie alla sua ambizione,
riuscì ad accelerare
il proprio ritmo di produzione:
andando sempre avanti,
senza voltarsi indietro,
riuscì così a avanzar
di qualche metro.
Farsi strada con i denti
per mangiare, mal che vada,
e mangiare a due palmenti
per farsi strada.
Quel che resta dietro a noi
non importa che si perda:
ci si accorge, prima o poi,
ch'è solo merda.
Per legge di mercato,
assunse poi, per via,
un certo personale,
con contratto di mezzadria:
di quel che era scavato,
grazie al lavoro altrui,
una metà se la mangiava lui.
Avanzare, per mangiare
qualche piccolo boccone,
che dia forza di scavare
per il padrone.
L'altra parte del raccolto
ch'è mangiato dal signore
prende il nome di "maltolto"
o plusvalore.
Poi, col passar degli anni,
venne la concorrenza
da parte d'altri tarli,
colla stessa intraprendenza:
il tarlo proprietario
ristrutturò i salari
e organizzò dei turni
straordinari.
Lavorare a perdifiato,
accorciare ancora i tempi,
perché aumenti il fatturato
e i dividendi.
Ci si accorse poi ch'è bene,
anziché restare soli,
far d'accordo, tutti insieme,
Do7
dei monopoli.
Fa
Si sa com'è la vita:
Do#
ormai giunto al traguardo,
Fa#
per i trascorsi affanni
Do7 Fa
il nostro tarlo crepò d'infarto.
Sulla sua tomba è scritto:
Rem
"per l'ideale nobile
Sib La Rem
di divorarsi tutto quanto un mobile".
Sol7 Do Fa7 Sib
Chiaro monito per i posteri
Re#7 Sol# La7 Rem
questo tarlo visse e morì.
Mi
In una vecchia casa,
Do
piena di cianfrusaglie,
Fa
di storici cimeli,
Si7 Mi
pezzi autentici ed anticaglie,
c'era una volta un tarlo,
Do#m
di discendenza nobile,
La Sol#7
che cominciò a mangiare
Do#m Sol#7Do#m
un vecchio mobile.
Sol#7
Avanzare con i denti
Do#m
per avere da mangiare
Fa#7 Si
e mangiare a due palmenti
Si7 Mi
per avanzare.
Fa#m Do#m
Il proverbio che il lavoro
La Mi
ti nobilita, nel farlo,
Re La
non riguarda solo l'uomo,
Fa#m6 Sol# Si7
ma pure il tarlo.
Il tarlo, in breve tempo,
grazie alla sua ambizione,
riuscì ad accelerare
il proprio ritmo di produzione:
andando sempre avanti,
senza voltarsi indietro,
riuscì così a avanzar
di qualche metro.
Farsi strada con i denti
per mangiare, mal che vada,
e mangiare a due palmenti
per farsi strada.
Quel che resta dietro a noi
non importa che si perda:
ci si accorge, prima o poi,
ch'è solo merda.
Per legge di mercato,
assunse poi, per via,
un certo personale,
con contratto di mezzadria:
di quel che era scavato,
grazie al lavoro altrui,
una metà se la mangiava lui.
Avanzare, per mangiare
qualche piccolo boccone,
che dia forza di scavare
per il padrone.
L'altra parte del raccolto
ch'è mangiato dal signore
prende il nome di "maltolto"
o plusvalore.
Poi, col passar degli anni,
venne la concorrenza
da parte d'altri tarli,
colla stessa intraprendenza:
il tarlo proprietario
ristrutturò i salari
e organizzò dei turni
straordinari.
Lavorare a perdifiato,
accorciare ancora i tempi,
perché aumenti il fatturato
e i dividendi.
Ci si accorse poi ch'è bene,
anziché restare soli,
far d'accordo, tutti insieme,
Do#7
dei monopoli.
Fa#
Si sa com'è la vita:
Re
ormai giunto al traguardo,
Sol
per i trascorsi affanni
Do#7 Fa#
il nostro tarlo crepò d'infarto.
Sulla sua tomba è scritto:
Re#m
"per l'ideale nobile
Si Sib Re#m
di divorarsi tutto quanto un mobile".
Sol#7 Do# Fa#7 Si
Chiaro monito per i posteri
Mi7 La Sib7 Re#m
questo tarlo visse e morì.
Fa
In una vecchia casa,
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piena di cianfrusaglie,
Solb
di storici cimeli,
Do7 Fa
pezzi autentici ed anticaglie,
c'era una volta un tarlo,
Rem
di discendenza nobile,
Sib La7
che cominciò a mangiare
Rem La7 Rem
un vecchio mobile.
La7
Avanzare con i denti
Rem
per avere da mangiare
Sol7 Do
e mangiare a due palmenti
Do7 Fa
per avanzare.
Solm Rem
Il proverbio che il lavoro
Sib Fa
ti nobilita, nel farlo,
Mib Sib
non riguarda solo l'uomo,
Solm6 La Do7
ma pure il tarlo.
Il tarlo, in breve tempo,
grazie alla sua ambizione,
riuscì ad accelerare
il proprio ritmo di produzione:
andando sempre avanti,
senza voltarsi indietro,
riuscì così a avanzar
di qualche metro.
Farsi strada con i denti
per mangiare, mal che vada,
e mangiare a due palmenti
per farsi strada.
Quel che resta dietro a noi
non importa che si perda:
ci si accorge, prima o poi,
ch'è solo merda.
Per legge di mercato,
assunse poi, per via,
un certo personale,
con contratto di mezzadria:
di quel che era scavato,
grazie al lavoro altrui,
una metà se la mangiava lui.
Avanzare, per mangiare
qualche piccolo boccone,
che dia forza di scavare
per il padrone.
L'altra parte del raccolto
ch'è mangiato dal signore
prende il nome di "maltolto"
o plusvalore.
Poi, col passar degli anni,
venne la concorrenza
da parte d'altri tarli,
colla stessa intraprendenza:
il tarlo proprietario
ristrutturò i salari
e organizzò dei turni
straordinari.
Lavorare a perdifiato,
accorciare ancora i tempi,
perché aumenti il fatturato
e i dividendi.
Ci si accorse poi ch'è bene,
anziché restare soli,
far d'accordo, tutti insieme,
Re7
dei monopoli.
Sol
Si sa com'è la vita:
Mib
ormai giunto al traguardo,
Lab
per i trascorsi affanni
Re7 Sol
il nostro tarlo crepò d'infarto.
Sulla sua tomba è scritto:
Mim
"per l'ideale nobile
Do Si Mim
di divorarsi tutto quanto un mobile".
La7 Re Sol7 Do
Chiaro monito per i posteri
Fa7 Sib Si7 Mim
questo tarlo visse e morì.
Fa#
In una vecchia casa,
Re
piena di cianfrusaglie,
Sol
di storici cimeli,
Do#7 Fa#
pezzi autentici ed anticaglie,
c'era una volta un tarlo,
Re#m
di discendenza nobile,
Si Sib7
che cominciò a mangiare
Re#m Sib7Re#m
un vecchio mobile.
Sib7
Avanzare con i denti
Re#m
per avere da mangiare
Sol#7 Do#
e mangiare a due palmenti
Do#7 Fa#
per avanzare.
Sol#m Re#m
Il proverbio che il lavoro
Si Fa#
ti nobilita, nel farlo,
Mi Si
non riguarda solo l'uomo,
Sol#m6 Sib Do#7
ma pure il tarlo.
Il tarlo, in breve tempo,
grazie alla sua ambizione,
riuscì ad accelerare
il proprio ritmo di produzione:
andando sempre avanti,
senza voltarsi indietro,
riuscì così a avanzar
di qualche metro.
Farsi strada con i denti
per mangiare, mal che vada,
e mangiare a due palmenti
per farsi strada.
Quel che resta dietro a noi
non importa che si perda:
ci si accorge, prima o poi,
ch'è solo merda.
Per legge di mercato,
assunse poi, per via,
un certo personale,
con contratto di mezzadria:
di quel che era scavato,
grazie al lavoro altrui,
una metà se la mangiava lui.
Avanzare, per mangiare
qualche piccolo boccone,
che dia forza di scavare
per il padrone.
L'altra parte del raccolto
ch'è mangiato dal signore
prende il nome di "maltolto"
o plusvalore.
Poi, col passar degli anni,
venne la concorrenza
da parte d'altri tarli,
colla stessa intraprendenza:
il tarlo proprietario
ristrutturò i salari
e organizzò dei turni
straordinari.
Lavorare a perdifiato,
accorciare ancora i tempi,
perché aumenti il fatturato
e i dividendi.
Ci si accorse poi ch'è bene,
anziché restare soli,
far d'accordo, tutti insieme,
Re#7
dei monopoli.
Sol#
Si sa com'è la vita:
Mi
ormai giunto al traguardo,
La
per i trascorsi affanni
Re#7 Sol#
il nostro tarlo crepò d'infarto.
Sulla sua tomba è scritto:
Fam
"per l'ideale nobile
Do# Do Fam
di divorarsi tutto quanto un mobile".
Sib7 Re# Sol#7 Do#
Chiaro monito per i posteri
Fa#7 Si Do7 Fam
questo tarlo visse e morì.
Sol
In una vecchia casa,
Re#
piena di cianfrusaglie,
Sol#
di storici cimeli,
Re7 Sol
pezzi autentici ed anticaglie,
c'era una volta un tarlo,
Mim
di discendenza nobile,
Do Si7
che cominciò a mangiare
Mim Si7 Mim
un vecchio mobile.
Si7
Avanzare con i denti
Mim
per avere da mangiare
La7 Re
e mangiare a due palmenti
Re7 Sol
per avanzare.
Lam Mim
Il proverbio che il lavoro
Do Sol
ti nobilita, nel farlo,
Fa Do
non riguarda solo l'uomo,
Lam6 Si Re7
ma pure il tarlo.
Il tarlo, in breve tempo,
grazie alla sua ambizione,
riuscì ad accelerare
il proprio ritmo di produzione:
andando sempre avanti,
senza voltarsi indietro,
riuscì così a avanzar
di qualche metro.
Farsi strada con i denti
per mangiare, mal che vada,
e mangiare a due palmenti
per farsi strada.
Quel che resta dietro a noi
non importa che si perda:
ci si accorge, prima o poi,
ch'è solo merda.
Per legge di mercato,
assunse poi, per via,
un certo personale,
con contratto di mezzadria:
di quel che era scavato,
grazie al lavoro altrui,
una metà se la mangiava lui.
Avanzare, per mangiare
qualche piccolo boccone,
che dia forza di scavare
per il padrone.
L'altra parte del raccolto
ch'è mangiato dal signore
prende il nome di "maltolto"
o plusvalore.
Poi, col passar degli anni,
venne la concorrenza
da parte d'altri tarli,
colla stessa intraprendenza:
il tarlo proprietario
ristrutturò i salari
e organizzò dei turni
straordinari.
Lavorare a perdifiato,
accorciare ancora i tempi,
perché aumenti il fatturato
e i dividendi.
Ci si accorse poi ch'è bene,
anziché restare soli,
far d'accordo, tutti insieme,
Mi7
dei monopoli.
La
Si sa com'è la vita:
Fa
ormai giunto al traguardo,
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per i trascorsi affanni
Mi7 La
il nostro tarlo crepò d'infarto.
Sulla sua tomba è scritto:
Fa#m
"per l'ideale nobile
Re Do# Fa#m
di divorarsi tutto quanto un mobile".
Si7 Mi La7 Re
Chiaro monito per i posteri
Sol7 Do Do#7 Fa#m
questo tarlo visse e morì.
Sol#
In una vecchia casa,
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piena di cianfrusaglie,
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di storici cimeli,
Re#7 Sol#
pezzi autentici ed anticaglie,
c'era una volta un tarlo,
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di discendenza nobile,
Do# Do7
che cominciò a mangiare
Fam Do7 Fam
un vecchio mobile.
Do7
Avanzare con i denti
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per avere da mangiare
Sib7 Re#
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Re#7 Sol#
per avanzare.
Sibm Fam
Il proverbio che il lavoro
Do# Sol#
ti nobilita, nel farlo,
Fa# Do#
non riguarda solo l'uomo,
Sibm6 Do Re#7
ma pure il tarlo.
Il tarlo, in breve tempo,
grazie alla sua ambizione,
riuscì ad accelerare
il proprio ritmo di produzione:
andando sempre avanti,
senza voltarsi indietro,
riuscì così a avanzar
di qualche metro.
Farsi strada con i denti
per mangiare, mal che vada,
e mangiare a due palmenti
per farsi strada.
Quel che resta dietro a noi
non importa che si perda:
ci si accorge, prima o poi,
ch'è solo merda.
Per legge di mercato,
assunse poi, per via,
un certo personale,
con contratto di mezzadria:
di quel che era scavato,
grazie al lavoro altrui,
una metà se la mangiava lui.
Avanzare, per mangiare
qualche piccolo boccone,
che dia forza di scavare
per il padrone.
L'altra parte del raccolto
ch'è mangiato dal signore
prende il nome di "maltolto"
o plusvalore.
Poi, col passar degli anni,
venne la concorrenza
da parte d'altri tarli,
colla stessa intraprendenza:
il tarlo proprietario
ristrutturò i salari
e organizzò dei turni
straordinari.
Lavorare a perdifiato,
accorciare ancora i tempi,
perché aumenti il fatturato
e i dividendi.
Ci si accorse poi ch'è bene,
anziché restare soli,
far d'accordo, tutti insieme,
Fa7
dei monopoli.
Sib
Si sa com'è la vita:
Fa#
ormai giunto al traguardo,
Si
per i trascorsi affanni
Fa7 Sib
il nostro tarlo crepò d'infarto.
Sulla sua tomba è scritto:
Solm
"per l'ideale nobile
Re# Re Solm
di divorarsi tutto quanto un mobile".
Do7 Fa Sib7 Re#
Chiaro monito per i posteri
Sol#7 Do# Re7 Solm
questo tarlo visse e morì.
La
In una vecchia casa,
Fa
piena di cianfrusaglie,
Sib
di storici cimeli,
Mi7 La
pezzi autentici ed anticaglie,
c'era una volta un tarlo,
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di discendenza nobile,
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che cominciò a mangiare
Fa#m Do#7Fa#m
un vecchio mobile.
Do#7
Avanzare con i denti
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per avere da mangiare
Si7 Mi
e mangiare a due palmenti
Mi7 La
per avanzare.
Sim Fa#m
Il proverbio che il lavoro
Re La
ti nobilita, nel farlo,
Sol Re
non riguarda solo l'uomo,
Sim6 Do# Mi7
ma pure il tarlo.
Il tarlo, in breve tempo,
grazie alla sua ambizione,
riuscì ad accelerare
il proprio ritmo di produzione:
andando sempre avanti,
senza voltarsi indietro,
riuscì così a avanzar
di qualche metro.
Farsi strada con i denti
per mangiare, mal che vada,
e mangiare a due palmenti
per farsi strada.
Quel che resta dietro a noi
non importa che si perda:
ci si accorge, prima o poi,
ch'è solo merda.
Per legge di mercato,
assunse poi, per via,
un certo personale,
con contratto di mezzadria:
di quel che era scavato,
grazie al lavoro altrui,
una metà se la mangiava lui.
Avanzare, per mangiare
qualche piccolo boccone,
che dia forza di scavare
per il padrone.
L'altra parte del raccolto
ch'è mangiato dal signore
prende il nome di "maltolto"
o plusvalore.
Poi, col passar degli anni,
venne la concorrenza
da parte d'altri tarli,
colla stessa intraprendenza:
il tarlo proprietario
ristrutturò i salari
e organizzò dei turni
straordinari.
Lavorare a perdifiato,
accorciare ancora i tempi,
perché aumenti il fatturato
e i dividendi.
Ci si accorse poi ch'è bene,
anziché restare soli,
far d'accordo, tutti insieme,
Fa#7
dei monopoli.
Si
Si sa com'è la vita:
Sol
ormai giunto al traguardo,
Do
per i trascorsi affanni
Fa#7 Si
il nostro tarlo crepò d'infarto.
Sulla sua tomba è scritto:
Sol#m
"per l'ideale nobile
Mi Re# Sol#m
di divorarsi tutto quanto un mobile".
Do#7 Fa# Si7 Mi
Chiaro monito per i posteri
La7 Re Re#7 Sol#m
questo tarlo visse e morì.
Sib
In una vecchia casa,
Solb
piena di cianfrusaglie,
Si
di storici cimeli,
Fa7 Sib
pezzi autentici ed anticaglie,
c'era una volta un tarlo,
Solm
di discendenza nobile,
Mib Re7
che cominciò a mangiare
Solm Re7 Solm
un vecchio mobile.
Re7
Avanzare con i denti
Solm
per avere da mangiare
Do7 Fa
e mangiare a due palmenti
Fa7 Sib
per avanzare.
Dom Solm
Il proverbio che il lavoro
Mib Sib
ti nobilita, nel farlo,
Lab Mib
non riguarda solo l'uomo,
Dom6 Re Fa7
ma pure il tarlo.
Il tarlo, in breve tempo,
grazie alla sua ambizione,
riuscì ad accelerare
il proprio ritmo di produzione:
andando sempre avanti,
senza voltarsi indietro,
riuscì così a avanzar
di qualche metro.
Farsi strada con i denti
per mangiare, mal che vada,
e mangiare a due palmenti
per farsi strada.
Quel che resta dietro a noi
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ci si accorge, prima o poi,
ch'è solo merda.
Per legge di mercato,
assunse poi, per via,
un certo personale,
con contratto di mezzadria:
di quel che era scavato,
grazie al lavoro altrui,
una metà se la mangiava lui.
Avanzare, per mangiare
qualche piccolo boccone,
che dia forza di scavare
per il padrone.
L'altra parte del raccolto
ch'è mangiato dal signore
prende il nome di "maltolto"
o plusvalore.
Poi, col passar degli anni,
venne la concorrenza
da parte d'altri tarli,
colla stessa intraprendenza:
il tarlo proprietario
ristrutturò i salari
e organizzò dei turni
straordinari.
Lavorare a perdifiato,
accorciare ancora i tempi,
perché aumenti il fatturato
e i dividendi.
Ci si accorse poi ch'è bene,
anziché restare soli,
far d'accordo, tutti insieme,
Sol7
dei monopoli.
Do
Si sa com'è la vita:
Lab
ormai giunto al traguardo,
Reb
per i trascorsi affanni
Sol7 Do
il nostro tarlo crepò d'infarto.
Sulla sua tomba è scritto:
Lam
"per l'ideale nobile
Fa Mi Lam
di divorarsi tutto quanto un mobile".
Re7 Sol Do7 Fa
Chiaro monito per i posteri
Sib7 Mib Mi7 Lam
questo tarlo visse e morì.
Si
In una vecchia casa,
Sol
piena di cianfrusaglie,
Do
di storici cimeli,
Fa#7 Si
pezzi autentici ed anticaglie,
c'era una volta un tarlo,
Sol#m
di discendenza nobile,
Mi Re#7
che cominciò a mangiare
Sol#m Re#7Sol#m
un vecchio mobile.
Re#7
Avanzare con i denti
Sol#m
per avere da mangiare
Do#7 Fa#
e mangiare a due palmenti
Fa#7 Si
per avanzare.
Do#m Sol#m
Il proverbio che il lavoro
Mi Si
ti nobilita, nel farlo,
La Mi
non riguarda solo l'uomo,
Do#m6 Re# Fa#7
ma pure il tarlo.
Il tarlo, in breve tempo,
grazie alla sua ambizione,
riuscì ad accelerare
il proprio ritmo di produzione:
andando sempre avanti,
senza voltarsi indietro,
riuscì così a avanzar
di qualche metro.
Farsi strada con i denti
per mangiare, mal che vada,
e mangiare a due palmenti
per farsi strada.
Quel che resta dietro a noi
non importa che si perda:
ci si accorge, prima o poi,
ch'è solo merda.
Per legge di mercato,
assunse poi, per via,
un certo personale,
con contratto di mezzadria:
di quel che era scavato,
grazie al lavoro altrui,
una metà se la mangiava lui.
Avanzare, per mangiare
qualche piccolo boccone,
che dia forza di scavare
per il padrone.
L'altra parte del raccolto
ch'è mangiato dal signore
prende il nome di "maltolto"
o plusvalore.
Poi, col passar degli anni,
venne la concorrenza
da parte d'altri tarli,
colla stessa intraprendenza:
il tarlo proprietario
ristrutturò i salari
e organizzò dei turni
straordinari.
Lavorare a perdifiato,
accorciare ancora i tempi,
perché aumenti il fatturato
e i dividendi.
Ci si accorse poi ch'è bene,
anziché restare soli,
far d'accordo, tutti insieme,
Sol#7
dei monopoli.
Do#
Si sa com'è la vita:
La
ormai giunto al traguardo,
Re
per i trascorsi affanni
Sol#7 Do#
il nostro tarlo crepò d'infarto.
Sulla sua tomba è scritto:
Sibm
"per l'ideale nobile
Fa# Fa Sibm
di divorarsi tutto quanto un mobile".
Re#7 Sol# Do#7 Fa#
Chiaro monito per i posteri
Si7 Mi Fa7 Sibm
questo tarlo visse e morì.
Fonte
Jona Emilio, Straniero Michele L., Cantacronache - Un'avventura politico-musicale degli anni cinquanta, Torino, Crel, 1996
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