E andavo con il treno nella Capitale per una strana sorta di funerale
E per dire che la morte non è mai un finale
E per sottolineare che nel collettivo perdi il tuo ego soggettivo
Seminando nel vento ciò che è ancora vivo
Il treno non parte dalla stazione, tutti guardano il cellulare
Atterriti si volgono al tabellone, non si stanno neanche a lamentare
Si annunciano ritardi indefiniti forse è vano stare ad aspettare…
Si parla di una linea che è saltata, di uno scambio tutto da rifare
Il treno che veniva è ora fermo a Salerno, c’è chi dice l’ha inghiottito l’inferno
E lo sguardo dei turisti giapponesi disperato vaga tutt’attorno
Bigliettai, responsabili e macchinisti non si fanno neanche più vedere
La gente s’è sdraiata sui bagagli, le valige sotto il sedere
Dormono dormono senza reazioni, e si affidano soltanto al destino
Non si parla di rivolte di rivoluzioni, e neppure di riprendere il cammino
Afferrare il tempo perduto con la fronte appoggiata al finestrino
Per cercare una stella nella notte che ci guidi fino al mattino
Famiglie disperate senza soldi, seppellite in una gabbia di rancore
Odiano i più poveri di loro, ma rimangono ad aspettare
Per un certificato mesi interi, anni e anni per un posto all’ospedale
Per la visita ambulatoriale si aspetta fino all’anno bisestile
Con il ticket te la puoi scordare, col privato fai in un paio d’ore
Ma restano ottusi, illusi e scontenti ad odiare tutti i migranti…
I fascisti arrivano al potere assieme ai razzisti della lega
Ma i treni non partono in orario: sono proprio una mezza sega!
Ma individuata una stazione dallo squarcio restato sopra il muro
Da un orologio sempre fermo e dall’ombra proiettata sul futuro
Il treno se Dio vuole è partito, Milano, Bologna poi Roma
La stagione col clima impazzito ha ridotto la campagna in coma
Dal tetto di una casa una signora bassa fa le corna e alza una mano
Tanto non è più reato fare il saluto romano
Ma i braccianti senegalesi dal fango con i magrebini
Li ho sentiti cantare un canto di lavoro come Giovanna Daffini
La morte sotto al camion dei crumiri al picchetto del supermercato
Che diceva di svegliare tutti i figli: cara moglie mica t’ho scordato
Sapesse contessa della prima classe che il treno alla fine è arrivato
Con la faccia da funerale sono sceso e mi sono avviato
E nel cortile c’era un po’ paura, la canzone non riusciva a partire
Ma quelli di Testaccio hanno fatto il coro e la banda si è mossa impalpabilmente
Ha preso coscienza è spessore
Si è levato come un canto di lotta, s’è levato come un canto d’amore
Volavano musica e parole diventavano una sola voce
C’è sempre qualcuno che resiste anche nel tempo più atroce
Gli operai alla GKN che si prendono la fabbrica per loro
Gli studenti negli atenei che chiedono la pace in coro
Nel silenzio dei disillusi, nel sonno degli indifferenti
I canti volavano ancora come pugni contro i potenti
Alla sera il cielo era rischiarato non sembrava manco un funerale
I compagni cantavano assieme, sembrava arrivato Natale
Alla sera il cielo era rischiarato come il sogno di una cosa
Non sembrava morto nessuno, sembrava nata qualcosa…