1967

Ti possono interessare anche..

Ho detto con mio padre: "Forse rincaso tardi, ma tu non preoccuparti!", così sono tornato a casa come un topo, però dieci anni dopo. Dapprima il genitore non era contento del mio comportamento, ma avevo una cravatta e allora l′ho mostrata, pendente sotto al mento. L'ha guardata soddisfatto, e poi mi ha salutato, e quindi mi ha abbracciato. Finito di cenare, mi ha chiesto noncurante perché del mio ritardo. Gli ho detto che ero stato in giro in tanti posti, tra monti, valli e boschi. Mi ha chiesto di descrivere, per lui che le ha sognate, le terre visitate. Ho cantato le montagne e l′oceano infinito, il cielo sconfinato. Ho parlato della fame antica dell'Oriente, del vizio in Occidente. Ho accusato e maledetto gli ebrei, gli americani, di vile genocidio, l'epidemia dei negri trattati come i cani e l′angoscia degli indiani. Ho pianto disperato l′antica Palestina, ridotta ad un macello, il razzismo clericale vestito di menzogna, coperto di vergogna, il sadismo della legge che abusa di potenza e vive di violenza. Ho pianto per il Vietnam, teatro del confronto assurdo dei potenti. Mio padre si nutriva soltanto di giornali e di televisione, così, per quanto ho detto, non sono mai riuscito a toccargli la ragione. Mi ha dato del bugiardo, poi duro mi ha guardato e quasi mi ha picchiato. E poi, per non sentire nemmeno una parola, l'esercito ha chiamato. Ed i carabinieri non vollero esulare la loro competenza. Dissero che ero anarchico e andavo a bombardare i tralicci della luce, che andavo per il mondo in modo improduttivo ed ero dispersivo. Così mi hanno mandato a farmi analizzare al manicomio criminale. Aspetto la mia sorte e intanto sto scrutando curioso i loro visi. Forse mi impiccheranno, però non è sicuro, perché sono indecisi. Gli ebrei son per bruciarmi sessantasei milioni di volte per nazismo, e per gli americani è meglio assai cassarmi per sporco comunismo. I preti mi hanno detto che vogliono inchiodarmi appeso ad una croce, e i figli del benessere vorrebbero strozzarmi per togliermi la voce, i ricchi per sfruttarmi mi voglion trasformare in chimico concime, e invece gli avvocati mi vogliono impiccare, finché giunga la fine. Se indosso il paraocchi, mio padre mi ha giurato, mostrandomi una carta, posso tornare a casa insieme alla mia mamma, a vedere la tivù!
Informazioni

Canzone facente parte dell'album Il centro del fiume, stampato e distribuito nel 1977. Testo di Pierangelo Bertoli e musica di Marco Dieci.

Fonte

Domenico Mangiardi, Pierangelo Bertoli. Un emiliano tragico non è un vero emiliano, Giunti Editore, 2006

Mario Bonanno, Rosso è il colore dell'amore. Intorno alle canzoni di Pierangelo Bertoli, Stampa Alternativa, Viterbo, 2012

Scheda del canto
Autori testo
Anno
Lingua
Inserito da
EppureSoffia

Disclaimer

I diritti del contenuto sono dei rispettivi autori.
Lo staff de ilDeposito.org non condivide necessariamente il contenuto, che viene inserito nell'archivio unicamente per il suo valore storico, artistico o culturale (maggiori informazioni).
Commenti
Per inserire un commento è necessario registrarsi!