La storia cantata: La morte di Carlo Giuliani
(20 Luglio 2001)
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E poi dall'ultima galleria
Sembra mai più poter riaprirsi il sole
E quando luccica dal fondale
Sulla rugginosa ferrovia
Dalle budella della grande vedova
Diritto in faccia a un muro alto
Piazza Principe in un sussulto
Ti vomita addosso a Genova...
Io quando tornerò a Genova
per prima cosa col caffè di rito
Nel piazzale della stazione
dal baracchino il passo addormentato
Lo muoverò per riconquistare
la dignità di me stesso al mondo
Ed il dovere di camminare
a testa alta guardando il fondo
Guardare in fondo,
guardare il mare,
guardare il punto fermo sull’abisso
Vedere tutto tornare,
urlare, fronte spezzata
da un chiodo fisso
Fronte spaccata, fronte diviso,
fonte che anneghi
al pozzo San Patrizio
Del mare rosso
del nostro sangue plebeo
che soffoca nel precipizio
Che soffoca nel precipizio...
Quando ritorneremo a Genova
ritorneremo sopra la criniera
Bianca dell’onda
che si frange al frangiflutti
che mangia la sera
E scuote il senso del presente
della memoria che si schianta
Quando Genova ritornerà
quella del giugno del sessanta
Quando ritorneremo a Genova
e quando Genova sarà tornata
Quando torno,
torno al nostro inverno
la resistenza verrà dichiarata
Quando in tutto quest’inferno
ritroveremo i nostri sentimenti
Verremo in braccio alla natura
verremo sopra i quattro elementi...
Chi siamo noi? Ora siamo il mare,
il mare nero che si scatena
Che si rovescia sopra al porto,
sopra al porco che lo avvelena
Il mare più salato
che ci avete fatto lacrimare
Date un bacio ai vostri candelotti,
giusto prima di affogare.
Chi siamo noi? Ora siamo il vento
che non potete più fare ostaggio
Aria libera dai mulini,
dalle catene di montaggio
Il vento che spazzerà via,
cancellerà l’orma dei vostri passi
Che schianterà muri e sbarre
scatenandosi per Marassi
Chi siamo noi? Ora siamo il fuoco
che non avete mai domato
Quello che brucia in fondo agli occhi
di questo grigio supermercato
Quello che cortocircuita
i fili dell’allarme
e del divieto
Mentre noi spargeremo sale
sulle rovine di Bolzaneto
Chi siamo noi? Ora siamo la notte,
la luna persa dei disperati
Dice il poeta*
“Quando cade un uomo
si rialzano i mercati”
E per quest’uomo di eterna notte,
per questa luce che se ne muore
Aspetteremo che il sole sciolga
il blocco nero che portiamo in cuore...
E così torneremo a Genova,
così ritorneremo a Genova
Così libereremo Genova,
così saremo liberi a Genova...
Io quando tornerò a Genova
per prima cosa col caffè di rito
L’enorme samovar della tristezza,
che sta bollendomi dentro al fiato
Questo dolore che mi ha tradito
la grande sagoma del lutto
E queste lacrime che ho mascherato,
questo tormento che tengo stretto...
E in una Genova liberata,
senza chiusura, senza tormento
Senza sott’occhio la via di fuga,
senza dolore, senza spavento
Avrà senso cadere in ginocchio,
alzare e prendersi le mani
Piangere in piazza Alimonda...
pardon in piazza Carlo Giuliani
* Il poeta è Max manfredi
Informazioni
Questa canzone è un inno alla vita e un urlo contro chi ce la vuole negare. Questa canzone parla di me, del mio amore per Genova, del caffè che prendo ogni volta che arrivo al chiosco fuori dalla stazione di Piazza Principe, della lunghissima galleria che il treno attraversa prima di sbarcarci. Questa è la mia canzone, e io alle 17 e 30 del 20 luglio 2001 ero a nemmeno – l’ho scoperto alcuni mesi dopo tornandoci - trecento metri da Piazza Alimonda. “Tutto questo è vivo, non me lo hanno ucciso né con la distanza né con i vili soldati”.(Alessio Lega)
Da "Resistenza e amore", Nota 2004
http://www.alessiolega.itScheda del canto
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Youtube
http://youtu.be/Qt5rPGHnpH0Inserito da
ilDeposito
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