L'autobus

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VERSIONE DEL 1974: Siam tutti qui sull'autobus seduti ed assonnati, corron con poca voglia gli ultimi arrivati. Ognuno prende posto in fondo al suo cantone, si chiude in un silenzio che è frutto di oppressione. E gli operai sull'autobus son pronti per partire: le donne, i vecchi e i giovani son stanchi di aspettare. Voltato il primo angolo il sole ci colpisce In pieno ora sul viso e gli occhi ci ferisce. E sembra che le bocche non vogliano parlare, che stare in quel silenzio sia un fatto naturale. Ora cammina l'autobus, il viaggio è cominciato ed il parlare è un fatto che sembra sia vietato. Ma certo non è vero, Maria non può tacere, il suo sorriso in volto non può più trattenere. E parla dei suoi figli con chi le sta più accanto e parla ad alta voce, ora il silenzio è infranto. Viaggia più allegro l'autobus quasi avesse capito, il muro del silenzio è stato demolito Siam tutti un po' sorpresi, colpiti, svergognati, come se a quel silenzio fossimo rassegnati. La maschera dal viso c'è stata ripulita, la nostra faccia adesso esprime amore e vita. Spedito imbocca l'autobus strade sempre più grandi e porta all'apertura del cuore dei viaggianti. Dei figli, della casa, parla della Lucia, dei prezzi della carne della macelleria. Racconta del lavoro, del misero salario e parla dei soprusi che compie il proprietario. E l'autobus si ferma, raccoglie facce nuove, nel cuore del viaggiante qualcosa ora si muove. Ed è arrivata a tutti la voglia di parlare e la scoperta insieme che adesso si può fare. E l'allegria sorprende i pigri ad origliare che anche se non parlano restano ad ascoltare. L'autista è come noi, parla con il vicino, è un unico pensiero l'autobus del mattino Le donne, i vecchi e i giovani non dico son già uniti, ma è come se lo fossero di più ogni minuto, perché in ogni sillaba che rovesciamo a imbuto c'è dentro sempre un unico identico nemico. Ognuno adesso parla di sé con il vicino, è un unico pensiero l'autobus del mattino Del prezzo della carne, la misera pensione, i figli sulla strada della televisione e dei licenziamenti e della repressione, a quel film pornografico là su quel cartellone. E l'autobus ribolle di giusta ribellione, si parla degli abusi compiuti dal padrone Maria parla più forte, lo dice lei per tutti: "La colpa è del governo, massa di farabutti". Appeso c'è un cartello, di quelli la sua spesa, insieme lo strappiamo, non sopportiam l'offesa. L'autobus ora è vita e il sole è entusiasmante, che bel mattino è questo, domani sarà raggiante. VERSIONE DEL 1979: Siam tutti qui sull'autobus seduti ed assonnati, corron con poca voglia gli ultimi arrivati. Ognuno prende posto in fondo al suo cantone, si chiude in un silenzio che è fatto di oppressione. E gli operai sull'autobus son pronti per partire: le donne, i vecchi e i giovani son stanchi di aspettare. Svoltato il primo angolo il sole ci colpisce, la luce cambia i visi e gli occhi ci ferisce. E sembra che le bocche non vogliano parlare, che stare in quel silenzio sia un fatto naturale. Lento cammina l'autobus, il viaggio è cominciato, ed il parlare è un fatto che sembra sia vietato. Ma certo non è vero, Maria non può tacere, si arma di un sorriso che non sa trattenere. E parla a poco a poco con chi le sta più accanto e poi alza la voce, ora il silenzio è infranto. Viaggia più allegro l'autobus quasi avesse capito, il muro del silenzio è stato demolito. Siam tutti un po' sorpresi, colpiti, svergognati, come se a quel silenzio fossimo rassegnati. La maschera dal viso si scioglie come cera, la nostra faccia adesso diventa quella vera. Spedito imbocca l'autobus strade sempre più grandi e porta all'apertura del cuore dei viaggianti. Le idee prendono forma, ti escono dai denti e vanno a stuzzicare le orecchie dei presenti. Si parla del lavoro, del misero salario, dei furti e degli abusi che compie il proprietario. E l'autobus si ferma, raccoglie facce nuove, dal fondo della mente qualcosa ora si muove. Ed è arrivata a tutti la voglia di parlare e la scoperta insieme che adesso si può fare. E l'allegria sorprende i pigri ad origliare che anche se non parlano restano ad ascoltare. L'autista è come noi, parla con il vicino, è nuovo in questo giorno l'autobus del mattino. Le donne, i vecchi e i giovani non dico son già uniti, ma è come se lo fossero di più ogni minuto, perché in ogni sillaba che rovesciamo a imbuto c'è dentro sempre un unico identico nemico. Ognuno adesso parla di sé con il vicino, è un unico pensiero l'autobus del mattino Il prezzo della carne, la misera pensione, i figli sulla strada della televisione e dei disoccupati e della repressione, gli affitti delle case di un'altra occupazione. E l'autobus ribolle di giusta ribellione, si parla dei soprusi compiuti dal padrone. E se ne va il silenzio, parliamo forte tutti: "La colpa è del governo, massa di farabutti". Ci esplode dal di dentro la voglia di cambiare, insieme alla certezza che adesso si può fare. L'autobus ora è vita, il sole è entusiasmante, che bel mattino è questo, domani sarà raggiante.
Informazioni

E' uno dei primi 45 giri incisi da Pierangelo Bertoli, risalente al periodo della sua militanza nel Canzoniere Nazionale del Vento Rosso. La canzone fu poi inserita nel primo Lp del cantautore emiliano: Rosso colore dell'amore. Riveduta e corretta, fu reincisa nel 1979 per l'album A muso duro (firmata da Pierangelo Bertoli e Alfonso Borghi).

Fonte

Domenico Mangiardi, Pierangelo Bertoli. Un emiliano tragico non è un vero emiliano, Giunti Editore, Firenze, 2006

Mario Bonanno, Rosso è il colore dell'amore. Intorno alle canzoni di Pierangelo Bertoli, Stampa Alternativa, Viterbo, 2012

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