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Sopra la rocca c'è Isabella, anima mia
consuma gli occhi e guarda il mare
messa in prigione dai fratelli, bella mia
chi può venirla a liberare?
D'un alto monte onde si vede il mare
miro sovente io, tua figlia Isabella
s'alcun legno spalmato in quello appare
che di te, padre, a me porti novella.
Gioca alla morra le sue carte, anima mia
è pugno, è pietra, è una carrozza,
è tuo fratello sulla soglia, bella mia
è lui la forbice che sgozza.
Ma la mia incerta e dispietata stella
non vuol ch'alcun conforto possa entrare,
nel tristo cor, che di pietate è nulla
la salda speme in pianto fa mutare.
Sopra la rocca il vento vola, anima mia
il mare frange nella gola,
la vita aspetta sola sola, bella mia,
che poi si chiuda la tagliola.
Ma non veggo nel mar remo né vela,
così deserto è l’infelice lido
che il mare solchi o che lo gonfi il vento
io non veggo nel mar remo né vela.
Contro fortuna allor spargo querela
e tengo in odio il denigrato sito
come sola cagion del mio tormento,
contro fortuna allor sporgo querela.
Sopra la rocca c'è Isabella, anima mia
ha chiuso gli occhi e cerca il mare
messa in prigione su una stella, bella mia,
chi può venirla a liberare?
Informazioni
Isabella era una poetessa del ‘500. Suo padre un nobile sconfitto in guerra era fuggito a Parigi. Lei crebbe circondata dai fratelli che la odiavano e la sgozzarono a 26 anni. In questa canzone si alternano i miei versi ai suoi. Essere donna resta un affare pericoloso. (Alessio Lega)
nfromazioni su Isabella di Morra
Fonte
Alessio Lega, CD, Mala Testa, 2013
Scheda del canto
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