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Fu nel luglio del sessantadue
che partimmo da Monòpoli
per andare a Cislago Varese,
frequentare un corso incapìbile.
E noi tutti eravamo cortesi
di passare a una vita borghese,
nel sentire che si stava bene,
mentre invece non fu poi così.
Dovevamo far quattr'ore di lavoro
e quattr'ore di teoria
ed invece era tutto ingannato:
dieci ore stavi a lavorà.
E quei soldi che ci dava -
mille lire la settimana -!
Le ragazze eran tutte piangenti,
così pure quei pochi studenti.
Ed allora, finito l'orario,
facevamo lo straordinario
per pagare il biglietto del treno
e più presto ripartire.
Ma alla fine della settimana
ci fu il vitto da pagare
e nessuno poté più partire:
tutti chiusi nel Settentrione.
Così il Nord ci ha rubato
dalla terra dove sono nato,
con la perfida illusione
di passare a una vita migliore.
E noi tutti eravamo cortesi
di passare a una vita borghese,
nel sentire che si stava bene,
mentre invece non fu poi così.
Informazioni
Cronaca fedele di uno dei tanti drammi dell'emigrazione interna. Inserita nello spettacolo L'aria concessa è poca, del 1970
Fonte
Vettori Giuseppe, Canzoni italiane di protesta 1794 - 1974, Roma, Newton Compton, 1975
Scheda del canto
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