Addio compagni addio [Canto dei coatti]

Addio compagni addio [Canto dei coatti]

Pietro Gori
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Addio compagni addio sorelle spose e madri. La società dei ladri ci ha fatto relegar sepolti in riva al mar! Siamo coatti e baldi per l'isola partiamo e non ci vergognamo perché questo soffrir è sacro all'avvenir. Ma la sublime idea che il nostro cor sorregge sfida l'infame legge che ai cari ci strappò e qui ci incatenò. A viso aperto i diritti al popolo insegnammo e a liberar pugnammo da tanta iniquità l'oppressa umanità. Sognammo una felice famiglia di fratelli perciò fummo ribelli contro ogni sfruttator contro ogni oppressor. Vedemmo l'alba immensa delle speranze umane lottammo per il pane e per la libertà contro ogni autorità. Vi giunga o plebi ignare da questa fossa infame del freddo e delle fame sdegnoso incitator quest'inno di dolor. O borghesia crudele tu non ci fai paura la società futura per la tua gran viltà te pur condannerà. Ma voi lavoratori voi poveri sfruttati per questi relegati rei di bandire il ver avrete un pio pensier. Addio dolente Italia d'illustri ladri ostello di tresche ree bordello stretti alla nostra fé oggi partiam da te. Ma un dì ritorneremo più fieri ed implacati finché rivendicati non sieno i diritti ancor di ogni lavorator! Straziate o sgherri vili le carni e i corpi nostri ma sotto i colpi vostri il cor non piegherà l'idea non morirà.
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Scritto da P. Gori probabilmente in seguito alla sua condanna al domicilio coatto all'isola d'Elba nel 1896, entra subito nel repertorio politico e di protesta italiano. Se ne conoscono due versioni dal punto di vista musicale: la prima, sull'aria toscana de “La sofferenza del carcerato”, la seconda su aria di “Addio Lugano bella”.

Fonte
S. Catanuto e F. Schirone, Il canto anarchico in Italia nell'Ottocento e nel Novecento, Milano, zeroincondotta, 2009.
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