Tarantella di via Tibaldi

La storia cantata: Milano, lo sgombero di via Tibaldi (6 Giugno 1971)

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A Milano, a Milano; m'avevan detto: « Va a Milano, che là trovi [da lavorà», ci ho trovato 'nu padrone che m'ammazza [a faticà ed in cambio de lo sudore fame e freddo [mi tocca fà, ed in cambio de lo sudore fame e freddo [mi tocca fà. Oh Rosina, oh Rosina, t'aveo promesso ch'entro l'anno a Milano t'avrei [portà; ho trovato 'nu lavoro ma la casa non ce sta e coi soldi della paga me la stanno a fabbricà. Tanta gente a Milano questa casa l'ha pagata ma ugualmente non ce l'ha, se l'affitto è troppo caro non c'è i soldi per pagà; visto che l'hanno pagata se la vanno a piglià. Siamo andati, via Tibaldi, coi bambini, con le donne ed il pane pe magnà, tutti uniti coi compagni che ci hanno aiutà; ci siam presi questa casa che il Comune non ci dà. Primo giugno, occupazione: abbiam fatto l'ambulatorio dove ognuno veniva curà, abbiam fatto la mensa comune dove è gratis 'o magnà, ogni sera l'assemblea dei capi famiglia tutti quanti decideva come la lotta il giorno dopo portare avanti. Alle cinque di mattina è arrivata la polizia e ci ha fatto sgomberà, sotto l'acqua che cadeva coi bambini appena nati. « Mascalzoni, delinquenti, assassini » ci han chiamà. Assassini sono loro che hanno ucciso Massimiliano. Massimiliano: un compagno di sette mesi i padroni hanno ammazzà con il sindaco Aniasi, polizia e sindacà; e per te Massimiliano si continua a lottà. Gli studenti di architettura ci hanno dato la loro scuola per poterci rifugià, anche lì la polizia ci ha venuti a sgomberà, ma hanno preso tante botte che le posson ricordà. Trentamila, a Milano, eravamo in trentamila tutti in piazza a protestà, trentamila proletari tutti insieme a gridà: « Queste case sono nostre, ce le siamo prese già, noi ce le siamo prese, come noi dovete fà ». Le riforme dei padroni non ci posson più fregà perché ormai l'abbiam capita: lotta dura bisogna fà.
Informazioni

Milano, maggio/giugno 1971.
I baraccati e i senza casa della metropoli lombarda occupano le case, di proprietà dell'IACP (Istituto Autonomo Case Popolari) site in via Tibaldi.
Nella notte fra il 2 e il 3 giugno, 4000 agenti in armi sono chiamati a sgomberare le case con la forza. La polizia attacca sparando all'impazzata un numero impressionante di candelotti lacrimogeni, ed è un'aggressione che i testimoni definiscono bestiale.
Un bambino di appena sette mesi, Massimiliano Ferretti, malato di cuore ed affetto da bronchite, viene colpito dai gas lacrimogeni.
Ricoverato alla clinica Mangiagalli cessa di vivere.
Il padre di Massimiliano, ricercato dalla polizia per furto, deve subire l'onta di nascondersi, come se il criminale fosse lui, mentre il potere gli ha ammazzato il figlio.
Lotta Continua, l’Unione Inquilini e il Collettivo Autonomo di Architettura ne fanno un caso nazionale nell’ambito della campagna di lotta per la casa, ed organizzano una manifestazione di solidarietà ai baraccati, a cui parteciparono 30.000 persone.
L’episodio di via Tibaldi segna da un lato un sempre maggiore impegno di alcune organizzazioni dell’estrema sinistra nella lotta per la casa, dall’altro un sempre maggiore disimpegno del Pci, che pure aveva organizzato le lotte per la casa negli anni ‘60. A partire dal ‘71 abbandona le lotte per casa, sia perché particolarmente invise ai ceti medi, sia perché le lotte avvengono anche in città con amministrazioni di sinistra.

(da Canzoni contro la guerra )

Fonte
Vettori Giuseppe, Canzoni italiane di protesta 1794 - 1974, Roma, Newton Compton, 1975
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