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Su leviamo il canto e il braccio
contro i vili ed i tiranni
non più leggi non più inganni
di una vecchia società.
La risaia, la miniera
l'officina, il campo e il mare
ci hanno visto a faticare
per l'altrui felicità.
Su moviamo alla battaglia
dobbiam vincere o morire
su moviamo, santa canaglia
inneggiando all'avvenir.
I signori ci han promesso
miti leggi ed equo affetto
ed i preti ci hanno detto
che ci aspetta un gaudio in ciel.
Ma frattanto questa terra
di noi poveri è l'inferno
sol pei ricchi gaudio eterno
della vita e dell'aver.
Su moviamo alla battaglia...
Quest'infame borghesia
sino ad or ci ha calunniato,
ci ha deriso, ci ha chiamato
pochi e tristi malfattor.
Noi l'insulto l'abbiam raccolto
ne abbiam fatto una bandiera
il vessillo per la schiera
dei novelli malfattor.
Siamo anarchici e siam molti,
e la vostra infame legge
non ci doma né corregge
né ci desta alcun timor.
Su moviamo alla battaglia...
Guerra dunque, guerra sia
già la pace ci fu bandita
nulla restaci e la vita
la doniamo all'ideal.
L'ideal per cui pugnamo
non lo ferma i vostri orrori
siam ribelli, forti siamo
il terror degli oppressor.
Su moviamo alla battaglia...
Informazioni
Questo canto, adattamento dell'Inno della canaglia di P. Gori - ma con diversa veste canora - proviene dalla zona di Carrara ed è databile intorno al 1894.
Fonte
S. Catanuto e F. Schirone, Il canto anarchico in Italia nell'Ottocento e nel Novecento, Milano, zeroincondotta, 2009.
Scheda del canto
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