La notte in cui mi tolsi l'armatura

La notte in cui mi tolsi l'armatura

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La notte in cui mi tolsi l'armatura, scopersi qualche ammaccatura, graffi superficiali, indolenziti muscoli dorsali. Ma piccoli problemi, capii di stare meglio senza freni, semna tante paure e chiodi o serrature. I movimenti, certo, un pò impacciati, dopo tanto legati, poi liberi e contenti di tornare normali. La notte in cui mi tolsi l'armatura, mi misi anche gli occhiali... sul naso di chi sul naso di chi non vede che qui non vede che qui. E' tutto l'opposto è tutto l'opposto di un mondo che è apposto, di un mondo che è apposto! Sul naso di chi sul naso di chi non vede che qui, non vede che qui! E' pieno di chiodi è pieno di chiodi e dice "Che modi, che modi, che modi!" E c'è pure quello che vede le stelle e dice "Che stalle! Che stalle! Che stalle!" e c'è suo fratello che vede una pelle e dice "Che palle, che palle, che palle!" E loro cugino che non si affatica che non si affatica nemmeno a parlare, e parla che sembra che sembra un giornale, stampato anche male, stampato anche male! E poi conoscenti, amici e parenti, cognati ed affini, lontani e vicini, non fanno mai sforzi, non vanno mai avanti, e sono contenti, contenti, contenti! Felici di stare dentro l'armatura, la vogliono dura, più dura, più dura. Che no, non ci passi un pò di fantasia, che fa solo male! E poi c'è nostra zia che fa i rigatoni, gatoni, gatoni, che son tanto buoni, ma buoni, ma buoni! Ci sono armature di tutte i colori, di tutte le forme, di tutti i valori, di mille misure, pesanti e leggere, son tutte armature, son tutte armature. E se c'è qualcuno che muove il suo labbro, e tenta di uscire gli mandano un fabbro, ed ecco che arriva gli stringe la mano, in un guanto di ferro "Mi serri anche l'ano!" E poi chiede aiuto a un certo Guglielmo, mi tengono fermo, mi fissano l'elmo abbassan pian piano la nera celata, la bocca la voglio tappata, tappata!
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(Salvo Lo Galbo)

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Pietrangeli Paolo, I cavalli di Troia, Edizioni del gallo, Milano, 1975

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