Inno dei partigiani
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Il 25 luglio l'Italia si scagliava
contro l'Idra fascista, che schiacciava.
L'esercito già stanco, diviso, disarmato
allor fu dal tedesco suo alleato.
Tema non ha! Combatterà! Sola vincerà!
Poi sfiduciata ricadde dal suo soglio,
ma giunse alfin l'appello di Badoglio.
Si videro allor, dalle Alpi al mare,
dal più lontan, modesto casolare,
accorrere giù, da monti ed altipiani,
a mille a mille i baldi partigiani.
Un dì la triste nuova si sparse con sgomento,
il duce era fuggito a tradimento;
voleva insieme con l'Unno repubblica fondare
per i più pazzi disegni realizzare.
Più schiava sarà! In libertà! Sola trionferà!
"Pronti noi siam!" gridaron tutti quanti
i partigiani. "Dunque andiamo avant!"
Reduci, donne, anziani e giovinetti
marciaron con bombe e con moschetti.
Un grido risuonò alto e sincero:
"Morte al fascismoo, guerra allo straniero!"
Alfin gli odiati Unni furono sbaragliati
da' prodi patrioti affratellati.
L'Italia alzò la fronte, più a nessuno schiava
e il nuovo sol di Roma la baciava.
Faro sarà di civiltà! L'Orbe ammirerà!
In alto, dunque, i cuori, o partigiani,
per le più grandi lotte di domani!
Avrem la vittoria del nobile lavoro
più bella assai del corruttibil oro
e con la fede, il genio ed il valore
risorgerà l'Italia al suo splendore!
Fonte
Savona A. Virgilio, Straniero Michele L., Canti della Resistenza italiana, Milano, Rizzoli, 1985
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