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Dove la Sieve all’Arno dà la mano
negli anni in cui il fascismo s’imponeva
fu sferrato un attacco partigiano
per prendere le armi a chi l’aveva
le nascosero su’carri ‘n mezzo al fieno
la brigata l’azione concludeva
da Pievvecchia decisero passare
a MontiGiovi voleano arrivare.
Giugno che ci dona giornate tanto care
della ginestra l’aria è profumata
quel nero dì poteva risparmiare
a quelle genti sorte così ‘ngrata
o partigiano chi ti fe’ fermare
a quella Piè di lecci circondata
volevi salutare qualche amico
davanti ti trovasti il tuo nemico.
Di Cristo il corpo con la processione
quel giorno la Pievvecchia festeggiava
un carro all’osteria s’è fermato
dei partigiani l’armi nascondeva.
Un colpo all’improvviso vien sparato
a tutti gela il sangue nelle vene
e gli occhi van cercando più lontano
dall’osteria di corsa Adolfo viene.
Presto scappate fuggite,
non state lì ad urlar
la lepre dentro al sacco,
non si può più salvar.
È morto là un tedesco e un italiano
coi partigiani si sono scontrati
e dei tedeschi un altro è corso via
di già li avrà avvisati i suoi soldati
ci salvi ora la vergine Maria
dalla vendetta dei nazifascisti
le donne van dicendo in ogni casa
che gli uomini gli stiano ben nascosti.
Presto scappate fuggite...
In un baleno la Pievvecchia è invasa
cominciano i nazisti a rastrellare
incendian le capanne ed i granai
cercando i partigiani di stanare
sì tanta gente ‘un s’era vista mai
di Pontassieve c’eran gli sfollati
e di cinquanta ne mettono al muro
quattordici per esser fucilati…
Ecco sono alla porta, bischero va ‘n cantina
prendi la carabina e sta’ lì zitto!
Io non vo’ sta lì sotto, te tu se’ tutta grulla
perché ‘un n’ ho fatto nulla e nulla temo!
Ora son qui che tremo, le spalle contro i’ muro
ecco che portan Furio l’hanno preso.
Sembrava fosse arreso, invece come un gatto
veloce fa uno scatto ni’ pagliaio.
Ora l’è in un bel guaio, l’han visto e gli dan’ foco
strazianti di lì a poco son le grida…
L’è una furia omicida, han preso anche i’ Rigacci
che piglia e da du’ calci ad un tedesco.
Pe’ i’ campo corre lesto, quello gli spara addosso
lui casca giù ni’ fosso e lì è restato.
“Ecco sono inciampato, non sento più sparare
io resto ad aspettare in mezzo a i’ grano.
Già sento da lontano, gli altri che stanno urlando
li stanno fucilando uno ad uno”.
Restano i corpi a terra finch’è scuro
nessun li può toccar pena la morte
ma a notte vanno a dare sepoltura
tre uomini che sfidano la sorte.
A Monte Giovi è notte di paura
ma alcuni che sollevano la fronte
salutan le famiglie e se ne vanno
a unirsi ai partigiani là sul monte!
Informazioni
Scritto e musicato dai Suonatori Terra Terra per lo spettacolo “Dite: Giocondo Zappaterra” (2002), dedicato alla resistenza partigiana su Monte Giovi. La storia racconta l’eccidio della Pievecchia, piccola frazione di Pontassieve, avvenuto l'8 giugno 1944. L’aria del lamento (‘Ecco sono alla porta…’) è un tradizionale toscano.
Fonte
Suonatori Terra Terra
Scheda del canto
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ilDeposito
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