Contrasto tra Damiano e il prete

Contrasto tra Damiano e il prete

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Prete: O mio caritatevole Damiano, tu che sei stato sempre un uomo onesto, io ti conobbi un tempo lontano, sei sempre stato savio e modesto; ora ti vedo «L'unità» in mano ed io nessun parere te l'ho chiesto, però me l'hanno detto che sei in lista in testa del partito comunista. Damiano: Sì, lei l'ha indovinata a prima vista sor reverendo, lei non si è sbagliato; per me questa dottrina è umanista, mi pento prima 'unn'essermi segnato; il benessere che ognun di noi acquista il cancro della guerra sarà stirpato; così la vita è una soddisfazione , porta la pace in tutte le persone. Prete: Ma allora tu sei contro la religione, eppure della chiesa eri un devoto, ancora tu vuoi fare il mascalzone, al buio vuoi pescare nell'ignoto; ma io che te la insegno l'educazione voglio salvarti di cascar nel vuoto e se ti preme salvar la tua partita preparatelo il ben per la tua vita. Damiano: Sor reverendo, facciamola finita, non venga fuori con queste ragioni perché la società è costituita, si compone di servi e padroni; non me lo dica a me, che l'ho capita: i furbi sfruttan sempre i più minchioni e voi legate il ricco al poveretto perché succeda quanto abbiamo detto. Prete: Tu non conosci il nobile concetto della Lega cattolica, ed è strano; non vedi che cerchiam Dio benedetto che stenda il ricco al povero la mano, legarli insieme a un vincolo d'affetto ma santa cosa non c'è; suvvia Damiano, se tu parli così, mi fai sapere che la guerra fraterna è il tuo volere. Damiano: Pievano, sono vecchie sicutere, pace giustizia affetto non saranno dove vi son delle sottane nere, dei ricchi e della gente che non l'hanno; come farebbe me lo fa sapere a due che interessi avversi fanno, fare del bene e che sia giocondo senza pregiudicarlo un po' il secondo. Prete: A una domanda io ti rispondo: il bene va fatto per bontà del cuore, il prenderlo per forza è un atto immondo ed è un violar la legge del Signore; voi pensate solo a questo mondo e non pensate mai che il corpo muore, l'anima nostra è sempre un varco aperto e per chi in vita gli ha tanto sofferto. Damiano: Ma se del ben dell'altro mondo è certo che si guadagna con le privazioni, perché non dorme lei a cielo aperto e non sta tutto il giorno in ginocchioni? Ma perché veste bene e sta coperto, tiene la serva e mangia dei capponi? Se in ciel si sale dopo gran soffrire lei che non soffre non ci può salire. Prete: Damiano, tu ti prendi troppo ardire, tu non devi guardar quel che fo io, al prete non si deve contraddire, che sulla terra simboleggia Dio; ma guarda un po', ti sembra un bell'agire passare avanti al mistero mio e farmi della critica allo staccio di tutto quel ch'io dico e quel che faccio? Damiano: Fino a che i preti tenderanno il laccio della superstizione agli incoscienti io dirò: come il sarto, un tanto al braccio, vendete voi le messe e i sacramenti; Gesù ve lo vestite da pagliaccio per dar nell'occhio ai poveri credenti e della chiesa sua fate bottega; io me ne infischio della vostra Lega. Prete: Damiano, ti scomunico e rinnego, tu che rinnegasti il bene supremo esci dal quadro mio, tartara strega, ti maledico al vituperio eterno, vai domani con gli altri a far congrega giù nell'ultima gorgia dell'inferno, la mia maledizione sia feroce e forte, ti tenga male in vita e peggio in morte. Damiano: Per ora vado dalla mia consorte, dai cari figli e dai compagni miei; se a bussar Lucifero alle porte, se c'è giustizia, tocca prima a lei; se un giorno cambierà l'umana sorte finiranno gli anni santi e Giubilei, così ancora i preti, se vorranno mangiare, come noi lavoreranno. Morale: Colmo di ira e di infernale affanno, il pievan grasso come belva umana lasciò Damiano, che chiarì l'inganno di questa grave Democrazia Cristiana; e convinto che compreso avranno gli operai di tutta Italia e di Toscana, io penso che in un giorno non lontano tutti si debba far come Damiano.
Fonte
Settimelli Leoncarlo, Falavolti Laura, Canti satirici anticlericali, Roma, Savelli, 1976
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