Classe 1923

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Classe millenovecentoventitre', mani piccole e ruvide, dentro gli occhi le mille cicatrici di giornate livide, occhi di guerre combattute o sentite dire per ragazzini che non possono capire quale sapore ha la riconquista della liberta'. Classe millenovecentoventitre', e una foto sbiadita... di un ragazzo che oggi siede accanto me raccontando una vita. L'esperienza e' un animale muto che non puoi catturare, non e' mai troppo tardi per poter capire quale sapore ha la riconquista della liberta'. Certo non e' stagione e la rivoluzione ormai non si fara', non serve un ideale in questo carnevale che e' l'umanita', ne' santi ne' bandiere dentro l'ascensore della civilta'. Classe millenovecentoventitre', puoi lasciarmi qualcosa? Tra le mani stringi il bossolo svuotato delle opportunita'. Come stringere le mani di una donna o regalare una rosa, l'appennino che si sveglia all'alba ma vorrei sapere quale sapore ha la riconquista della liberta'. Certo non e' stagione e la rivoluzione ormai non si fara', non serve un ideale in questo carnevale che e' l'umanita', ne' santi ne' bandiere dentro l'ascensore della civilta'. Classe millenovecentoventitre', sei lo specchio degli anni miei, gli ideali sono scuse per esistere col coraggio di vivere. Ma se guardi bene in fondo all'orizzonte vedi solo nuvole, come in fondo all'esistenza di ogni essere c'e' un lottare inutile... ma che sapore ha la riconquista della liberta'
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Segnalata da Patrizia Muzzi patrizia.muzzi@parolemusica.com

video: http://www.youtube.com watch?v=YIy32u2Xl_8&feature=player_embedded

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