Canto dei mietitori

Canto dei mietitori

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La falange noi siam dei mietitori e falciamo le messi a lor signori. Ben venga il Sol cocente, il Sol di giugno che ci arde il sangue e ci annerisce il grugno e ci arroventa la falce nel pugno, quando falciam le messi a lor signori. Noi siam venuti di molto lontano, scalzi, cenciosi, con la canna in mano, ammalati dall'aria del pantano, per falciare le messi a lor signori. I nostri figlioletti non han pane e, chi sa?, forse moriran domane, invidiando il pranzo al vostro cane... E noi falciam le messi a lor signori. Ebbro di sole, ognun di noi barcolla acqua ed aceto, un tozzo e una cipolla ci disseta, ci allena, ci satolla, Falciam, falciam le messi a quei signori. Il sol cuoce, il sudore ci bagna, suona la cornamusa e ci accompagna, finché cadiamo all'aperta campagna. Falciam, falciam le messi a quei signori. Allegri o mietitori, o mietitrici: noi siamo, è vero, laceri e mendici, ma quei signori son tanto felici! Falciam, falciam le messi a quei signori. Che volete? Noi siam povera plebe, noi siamo nati a viver come zebre ed a morir per ingrassar le glebe. Falciam, falciam le messi a quei signori. O benigni signori, o pingui eroi, vengano un po' dove falciamo noi: balleremo il trescon, la ridda e poi... poi falcerem le teste a lor signori.
Informazioni
Si riferisce alla rivolta dei Fasci siciliani (1892-94)
Fonte
Vettori Giuseppe, Canzoni italiane di protesta 1794 - 1974, Roma, Newton Compton, 1975
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